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Tangenti nella Sanità, sei arresti a Milano: quattro primari ai domiciliari

Sei persone sono state arrestate dalla guardia di finanza di Milano per una vicenda di presunte tangenti nella Sanità. Quattro primari, due dell’ospedale Galeazzi e due del Gaetano Pini, sono finiti ai domiciliari. In carcere un imprenditore del settore delle forniture mediche. L’inchiesta nasce da quella che aveva portato all’arresto dell’ex primario del Pini, Norberto Confalonieri.
A cura di Francesco Loiacono
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Una nuova bufera giudiziaria investe il mondo della Sanità lombarda, nello specifico milanese. Il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza milanese ha arrestato sei persone per una vicenda di presunte tangenti per le forniture mediche. Tra le persone destinatarie delle misure cautelari ci sono anche dei "pezzi grossi": ai domiciliari sono infatti finiti quattro primari di due noti ospedali milanesi, due medici del Galeazzi e due del Gaetano Pini. Si tratta di Giorgio Maria Calori e Carmine Cucciniello (per il Pini) e di Lorenzo Drago e Carlo Luca Romanò per quanto riguarda il Galeazzi. Sempre ai domiciliari è finita anche Paola Navone, direttrice sanitaria del Pini, mentre un imprenditore del settore delle forniture mediche, Tommaso Brenicci, è stato condotto in carcere. Una settima persona risulta indagata per favoreggiamento e abuso d'ufficio: si tratta dell'ex sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia Gustavo Alberto Cioppa, in Regione ai tempi di Maroni e adesso magistrato in pensione. Cioppa secondo l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Teresa De Pascale sarebbe stato "una sorta di referente" a Palazzo Lombardia per uno degli indagati, Calori. L'inchiesta è coordinata dai procuratori aggiunti Maria Letizia Mannella ed Eugenio Fusco: si tratta di una costola di quella che aveva portato all'arresto di un altro primario dell'ospedale Gaetano Pini, Norberto Confalonieri, finito in manette a marzo dell'anno scorso con le accuse di corruzione e anche di lesioni sui suoi pazienti.

Pochi giorni fa Confalonieri è stato rinviato a giudizio

Proprio pochi giorni fa Confalonieri, che dallo scorso settembre era tornato in libertà, è stato rinviato a giudizio. A partire dal prossimo 6 giugno, davanti alla quarta sezione del tribunale di Milano, il medico, considerato un luminare dell'ortopedia, dovrà difendersi dalle accuse di corruzione e lesioni. La prima è relativa all'acquisto di alcune protesi di una multinazionale, che lui avrebbe caldeggiato in cambio di soldi e sponsorizzazioni. L'accusa di lesioni è invece relativa ad alcuni interventi nel corso dei quali il chirurgo avrebbe procurato problemi fisici ad alcuni suoi pazienti per provare nuove tecniche chirurgiche. Confalonieri ha sempre negato le accuse a suo carico, sostenendo di essere stato dipinto come un mostro.

Le intercettazioni: Il Pini è l'ospedale più facile del mondo

Al centro del presunto meccanismo corruttivo ci sarebbe un macchinario per l'individuazione delle infezioni ossee messo a punto da una società di cui erano soci l'imprenditore Brenicci, titolare della "Eon medica srl" di Monza e i due primari del Galeazzi. Il primario di Ortopedia del Pini, Valori, socio dell'imprenditore in altre società, si sarebbe prodigato per introdurlo al Pini, mentre i colleghi avrebbero fatto lo stesso al Galeazzi. In un'intercettazione Brenicci affermava: "Il Pini è l'ospedale più facile del mondo perché non ci sono gare. Se sei amico di un chirurgo usi i prodotti che vuole, cioè tutto è libero, tutto libero". Le misure cautelari nei confronti degli indagati sono state giustificate dal rischio di inquinamento probatorio. All'indomani dell'arresto di Confalonieri, infatti, la direttrice sanitaria Navone avrebbe cercato di sviare le indagini. La stessa Navone era apparsa in tv dopo l'arresto del chirurgo, affermando alla trasmissione "Porta a porta": "Il Piano anticorruzione al Pini verrà attuato al più presto, anche se ciò non toglie che all'ospedale i sistemi di controllo già esistano".

La finta infezione per operare un paziente

Le intercettazioni nei confronti degli indagati avrebbero fatto emergere anche altre condotte illecite, oltre alla presunta corruzione. In una conversazione uno degli indagati, Cucciniello, sostiene che il collega Calori avrebbe paventato a un "facoltoso paziente l'esistenza di una grave infezione" in realtà inesistente che, se non curata, avrebbe portato "all'amputazione di un piede". Il tutto per spingere il paziente a operarsi presso una clinica di Milano dove Calori operava privatamente.

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