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Strage tribunale di Milano, padre dell’avvocato ucciso: “Falle nella sicurezza ma nessuno ha pagato”

Il padre di Lorenzo Claris Appiani lancia pesanti accuse contro sul sistema di sicurezza e le sue falle all’interno del tribunale di Milano, cosa che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella strage avvenuta il 9 aprile 2015 nella quale hanno persone la vita tre persone per mano di Claudio Giardiello, tra i quali anche il figlio ex avvocato dell’assassino.
A cura di Chiara Ammendola
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Il padre di Lorenzo Claris Appiani, avvocato ucciso da Claudio Giardiello durante l'assalto al tribunale di Milano del 9 aprile 2015, a quattro anni di distanza da quella che è stata definita una vera e propria strage si chiede perché per quella che considera una clamorosa falla nella sicurezza al tribunale non sia stato indagato o sanzionato nessuno. Secondo l'uomo sarebbe stata proprio quella a giocare un ruolo fondamentale nella strage: Claudio Giardiello, l'autore della strage, avrebbe scelto come luogo della mattanza quel preciso luogo perché sapeva che qualcosa non funzionava. "Malfunzionamento delle strumentazioni, non funzionamento delle telecamere e dice, addetti alla sicurezza pregiudicati e con numerosi precedenti gravi alle spalle", accusa il padre di Lorenzo che ribadisce la propria convinzione: Giardiello sapeva di tutte queste falle. Nelle cinquemila pagine della relazione della Procura della Repubblica sul processo, viene definito lo stato della sicurezza in tribunale ‘inquietante’.

La strage al tribunale di Milano

Era il 9 aprile 2015 quando Claudio Giardiello, imputato di bancarotta fraudolenta, entrò nel Palazzo di Giustizia di Milano armato di pistola, con l'intenzione, come ammesso da lui stesso, di uccidere e così fece. Morirono quel giorno il giudice Fernando Ciampi, il suo socio in affari Giorgio Erba e il suo vecchio avvocato, Lorenzo Claris Appiani. Com’è stato possibile che un uomo sia entrato armato di rivoltella nel tribunale di Milano? È una domanda alla quale secondo Aldo Claris Appiano non è stata data ancora risposta. "Nessuno è stato indagato, nessuno si è scusato, nessuno ha ammesso che sono stati fatti degli errori", racconta l'uomo alle telecamere di Fanpage.it. "Quel giorno è andata in pezzi la fiducia che un cittadino può avere nello Stato".

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