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Strage sul lavoro alla Lamina di Milano: chiesto il processo per il titolare della ditta

È stato chiesto il processo per il titolare della ditta Lamina di Milano, dove a gennaio morirono quattro persone. Roberto Sammarchi è accusato di omicidio colposo plurimo con l’aggravante della violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro: secondo le accuse avrebbe risparmiato sulla sicurezza senza preoccuparsi delle conseguenze in caso di incidente per i propri dipendenti.
A cura di Francesco Loiacono
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Omicidio colposo plurimo, con l'aggravante della violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Queste le accuse da cui il titolare della ditta Lamina di Milano, Roberto Sammarchi, potrebbe doversi difendere in un processo dopo la strage dello scorso gennaio, nella quale morirono quattro persone: i fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri, Giuseppe Setzu e Marco Santamaria. Come riporta Mario Consani sul quotidiano "Il Giorno", i pubblici ministeri Maria Letizia Mocciaro e Gaetano Ruta, che hanno indagato sulla tragedia coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, hanno chiesto il rinvio a giudizio per Sammarchi, legale rappresentante della ditta attiva nel settore della lavorazione dei metalli. Secondo l'accusa dei pm, l'azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza senza preoccuparsi delle conseguenze in caso di incidente per i propri dipendenti.

Quello del pomeriggio del 16 gennaio a Milano, nella ditta in via Rho non fu però un semplice incidente sul lavoro, ma una strage che dovrebbe rimanere impressa a lungo nella memoria collettiva della città, naturalmente affinché in futuro non accada mai nulla del genere. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti sulla base di una super perizia, quel pomeriggio si verificarono sia problemi al forno per la lavorazione dei metalli (nel quale furono recuperati i corpi delle quattro vittime: uno morì dopo giorni di agonia) sia "difetti tecnici e organizzativi" che hanno provocato una "cattiva gestione del rischio" e "gravi lacune nelle procedure di sicurezza e nei sistemi di controllo". A provocare la morte dei quattro operai fu la fuoriuscita di gas argon (inodore) dal forno, fuoriuscita che non fu segnalata perché l'allarme era rotto. Il primo a calarsi nel forno era stato l'elettricista Santamaria, che non era dipendente della Lamina. Santamaria era stato poi raggiunto da Arrigo Barbieri. Entrambi persero i sensi in pochi minuti: Giancarlo Barbieri e Giuseppe Setzu morirono nel tentativo di soccorrere i colleghi, rimanendo invece intossicati dal gas mortale.

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