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Strage al tribunale di Milano, parla il killer Giardiello: “Volevo farla finita”

Claudio Giardiello, l’imprenditore autore della strage al tribunale di Milano dello scorso 9 aprile, è stato interrogato dalla procura di Brescia. Il 57enne, che uccise 3 persone con la sua pistola, ha detto di essere passato con l’arma dal metal detector di via San Barnaba. Il legale del killer ha rivelato: “Voleva farla finita quel giorno”.
A cura di F.L.
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Claudio Giardiello, l'imprenditore 57enne autore della strage al tribunale di Milano nella quale lo scorso 9 aprile morirono tre persone, è stato interrogato martedì 30 giugno a Brescia dal procuratore Tommaso Buonanno e dal pubblico ministero Isabella Samek Ludovici. Giardiello, che finora si era sempre avvalso della facoltà di non rispondere, secondo il suo avvocato Andrea Dondè ha ripercorso davanti ai magistrati tutta la sua vicenda, "spiegando di essere entrato da via San Barnaba, dall’entrata con il metal detector, utilizzando la sua pistola". Se quello che ha detto dovesse venire provato si riaprirebbero le polemiche sui controlli di sicurezza a Palazzo di giustizia, già finiti nel mirino delle critiche all'indomani della strage.

Strage al tribunale di Milano, Giardiello: "Volevo farla finita"

L'interrogatorio è durato 5 ore. Secondo il suo legale Giardiello, nonostante alcune difficoltà nel raccontare e alcune interruzioni, "ha risposto a tutte le domande compreso il tragitto fatto all’interno del tribunale". L'autore della strage, che il 9 aprile doveva partecipare a un processo per bancarotta fraudolenta che lo vedeva imputato, secondo il suo avvocato avrebbe "chiesto scusa pur essendo consapevole che nulla può far arrabbiare in questo momento come uno che chiede scusa. È però avvilito per i danni arrecati". L'avvocato Dondè ha poi rivelato che Giardiello "voleva farla finita quel giorno".

Il killer del tribunale era stato catturato dai carabinieri a Vimercate, in provincia di Monza e Brianza, dopo aver ucciso a colpi di pistola l'avvocato Lorenzo Claris Appiani, il magistrato Fernando Ciampi e un suo ex socio d'affari, Giorgio Erba. Al momento dell'arresto l'uomo, nelle poche parole pronunciate ai carabinieri prima di chiudersi nel silenzio, aveva rivelato che si stava recando da un altro suo ex socio per ucciderlo.

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