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Sparatoria in via Cadore a Milano: Enzo Anghinelli era ancora in rapporti con i narcos

Enzo Anghinelli, il 46enne rimasto ferito nell’agguato in via Cadore a Milano, probabilmente era ancora in rapporti con narcotrafficanti di alto livello. Lo ipotizzano gli inquirenti che stanno dando la caccia alle persone che venerdì mattina gli hanno sparato contro cinque colpi di pistola, riducendolo in coma. Anghinelli aveva scontato 11 anni di carcere per traffico di cocaina, ma risulta indagato nell’ambito di un maxi traffico di marijuana.
A cura di Francesco Loiacono
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Enzo Anghinelli, l'uomo ferito nell'agguato in via Cadore a Milano
Enzo Anghinelli, l'uomo ferito nell'agguato in via Cadore a Milano

Era ancora in rapporti con narcotrafficanti di alto livello Enzo Anghinelli, il 46enne rimasto ferito nell'agguato di venerdì mattina in via Cadore a Milano. Lo ipotizzano, secondo quanto riporta l'agenzia Ansa, gli inquirenti milanesi che stanno indagando sulla sparatoria in una zona centrale del capoluogo lombardo, Porta Romana, che ha destato molto clamore: anche perché avvenuta di prima mattina, attorno alle 8, nel pieno della Milano design week, la settimana più importante dell'anno in città tra Salone del mobile e Fuorisalone. Le indagini delle forze dell'ordine – coordinate dal pubblico ministero Leonardo Lesti e condotte dalla squadra mobile guidata da Lorenzo Bucossi – mirano a ricostruire la vita di Anghinelli negli ultimi anni. Soprattutto dal 2016 in poi, quando l'uomo è tornato in libertà dopo aver scontato 11 anni di carcere per traffico di cocaina.

Anghinelli era passato dal traffico di cocaina a quello di marijuana

Da allora secondo il suo avvocato Anghinelli, che già in passato era scampato a un altro agguato, aveva cambiato vita, uscendo dai giri importanti. In realtà secondo gli inquirenti non è così: il 46enne da novembre è infatti indagato in un'inchiesta su un maxi traffico di marijuana. È dunque possibile che abbia semplicemente cambiato "merce", optando per la marijuana ed è ipotizzabile che l'agguato sia scattato proprio nel contesto di un regolamento di conti nel mondo della droga. Il 46enne non può ancora parlare: è infatti ancora ricoverato in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Milano. Le sue condizioni sono stabili ma gravi: uno dei cinque proiettili che i killer su uno scooter gli hanno esploso mentre era alla guida della sua auto gli ha trapassato il cranio, entrando da uno zigomo e uscendo da sopra l'orecchio, toccando il cervello. L'obiettivo prioritario degli inquirenti è di assicurare alla giustizia i killer: per questo si stanno analizzando tutte le telecamere di sorveglianza della zona per cercare di ricostruire il percorso seguito dallo scooter nella fuga, nel tentativo di catturare uno o più dettagli che possano aiutare a risalire al mezzo. In contemporanea continua l'opera di ricostruzione della vita del 46enne. Un'esistenza vissuta nel mondo della droga, ma non solo: sotto la lente degli inquirenti sono finite anche le recenti tensioni che il 46enne aveva avuto con alcuni esponenti della curva Sud del Milan. La soluzione del caso, però, sembra ancora lontana.

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