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Enzo “l’immortale”, il trafficante di cocaina sopravvissuto a due agguati a Milano

Già nel 1998 era scampato a un killer che aveva centrato con tre colpi di pistola. Stavolta i sicari hanno puntato alla testa ma il proiettile ha attraversato il cranio senza ucciderlo.
A cura di Salvatore Garzillo
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Enzo “l’immortale” adesso è in coma farmacologico ma è vivo. Un piccolo miracolo se consideriamo che solo uno dei 5 colpi calibro 9 che il killer gli ha esploso a distanza ravvicinata lo ha raggiunto. Per non parlare del fatto che quell’unico proiettile è entrato dallo zigomo sinistro ed è uscito poco sopra l’orecchio destro, attraversando tutto il cranio dopo aver lambito il cervello. I medici non sanno ancora se ci saranno danni permanenti ma per ora è vivo, e questo basta per spiazzare tutti.

Enzo Anghinelli è il pregiudicato di 46 anni ferito alle 8 di ieri mattina in un agguato in via Cadore, un viale alberato tra palazzi signorili a un chilometro dal tribunale di Milano. I due sicari hanno studiato le sue mosse, sapevano che abitava in zona assieme alla madre e hanno atteso il momento migliore per agire. Al semaforo rosso, all’altezza del civico 48, la sua Ford Focus è stata avvicinata da due uomini vestiti di nero in sella a un grosso scooter. Cinque colpi verso il finestrino chiuso e poi di nuovo via nel traffico. Una scena alla Gomorra in una strada lontanissima dall’immaginario degradato a cui ci ha abituato la serie. Eppure Anghinelli, proprio come “l’immortale” Ciro Di Marzio della finzione, ha la pelle dura.

L'uomo che visse due volte

La prima volta che ha dovuto fare i conti con la sua fortuna è stata la notte del 4 novembre 1998, quando era solo un giovane barista che iniziava a muovere i primi passi nello spaccio. Stava rientrando a casa a piedi in viale Forlanini, si avvicinò un uomo in Vespa che andò a segno con tutti e tre i colpi: due al torace e uno al fianco sinistro. Deve la vita ai medici dell’ospedale Fatebenefratelli ma gli è rimasto un proiettile in corpo come ricordo di quel primo biglietto staccato.

I panetti di coca nascosti nella giacca

Chi gli ha sparato ieri aveva di fronte un Anghinelli dal profilo certamente diverso, un trafficante di cocaina riconosciuto dalle sentenze, definito nelle ordinanze “un grossista” e “punto di riferimento dell’import di coca” in città. Nel novembre 2007 i carabinieri lo arrestarono con due chili di coca puri al 90% nascosti nella giacca durante un blitz in cui ne recuperarono 26 in totale. Tutta polvere che sarebbe finita nel discoteche per l’imminente periodo natalizio. Era l’antipasto di “White 2007”, l’indagine che nel 2012 portò all’arresto di 45 persone accusate a vario titolo di importare centinaia di chili di cocaina dal Sudamerica. Spuntò anche il nome di Luigi Magrini, definito “fornitore di ingenti quantità di coca a esponenti della Sacra Corona Unita”.
Anghinelli è uscito dal carcere solo nel 2016, nove anni lontano dalla piazza hanno indebolito la sua rete e la leadership. Il suo avvocato Lino Terranova ha detto che aveva iniziato un percorso di disintossicazione dalla cocaina e che aveva espresso il desiderio di uscire dal giro. Eppure sembra che fosse rientrato sul mercato sfruttando vecchi contatti ancora spendibili. Ripartendo dal basso. Gli investigatori della Squadra mobile non hanno dubbi che il movente sia da cercare proprio in questa sua nuova fase ma sfugge ancora il motivo che stava per costargli la vita.

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