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Sermide e Felonica, il Tar annulla l’elezione della consigliera dei “Fasci italiani del lavoro”

Il Tar di Brescia ha annullato l’elezione a consigliera comunale di Fiamma Negrini, che alle ultime amministrative del 2017 si era presentata a Sermide e Felonica, nel Mantovano, con la lista dei “Fasci italiani del lavoro”, ottenendo 334 voti e finendo in Consiglio comunale. Per i giudici sono evidenti i richiami al fascismo, vietati dalla Costituzione.
A cura di Francesco Loiacono
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Il Tar di Brescia ha annullato l'elezione a consigliera comunale di Fiamma Negrini, che alle ultime amministrative del 2017 si era presentata a Sermide e Felonica, nel Mantovano, con la lista dei "Fasci italiani del lavoro". I giudici hanno ritenuto evidente il richiamo della lista al fascismo, vietato dall'articolo 12 della Costituzione. Il Tar ha evidenziato come "il nome della lista chiaramente allusivo, il simbolo che racchiude il fascio repubblicano, lo statuto nelle sue parti fondamentali e la stessa fotografia del fondatore della lista ritratto davanti all'immagine di Benito Mussolini" siano contrari ai valori antifascisti professati dalla Carta costituzionale, escludendo così l'esponente della lista, figlia del fondatore, dal Consiglio comunale del paesino del Mantovano, che conta circa 4.600 abitanti.

Anche la Presidente della Camera Boldrini aveva protestato contro la lista

Già perché, nonostante (o forse chissà, proprio a causa) gli evidenti richiami al fascismo, alle amministrative del giugno 2017 la lista dei "Fasci italiani del lavoro" aveva ottenuto 334 voti, pari al 10,4 per cento delle preferenze, riuscendo così a portare in Comune una propria consigliera. Erano state tante le proteste, tra cui quella della Presidente della Camera Laura Boldrini, che aveva scritto al ministro dell'Interno Marco Minniti. In realtà, però, l'unico a presentare regolare esposto al Tar è stato il MoVimento 5 stelle, che aveva chiesto l'esclusione della lista in questione e l'annullamento delle elezioni. Come riportato dalla "Gazzetta di Mantova", il tribunale amministrativo ha accolto solo la prima richiesta, respingendo la seconda: i voti ottenuti sono stati comunque troppo pochi per incidere sul risultato della consultazione elettorale.

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