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Sana, uccisa dalla famiglia per aver rifiutato matrimonio combinato: altri due arresti in Pakistan

Vice ispettore di polizia e un medico legale arrestati: avrebbero accettato 600.000 rupie per far passare la morte di Sana Cheema come un decesso avvenuto per cause naturali. La 25enne italo-pachistana è stata strangolata dal padre e dal fratello per essersi rifiutata di accettare un matrimonio combinato con un cugino.
A cura di Valerio Renzi
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Sana Cheema (foto dal profilo Instagram)
Sana Cheema (foto dal profilo Instagram)

Altre due persone sono state arrestate ieri – giovedì 31 maggio – in Pakistan, perché ritenute dagli inquirenti coinvolte nell'omicidio di Sana Cheema, la 25enne italo-pachistana, uccisa dai familiari per aver rifiutato il matrimonio combinato con un cugino. Si tratta di un vice ispettore di polizia e di un medico legale: avrebbero chiesto e ottenuto una tangente per modificare il referto medico nel tentativo di insabbiare l'omicidio della ragazza cresciuta a Brescia.

Sana Cheema: strangolata dal padre e dal fratello

Sana è stata uccisa lo scorso 18 aprile, all'alba del suo rientro in Italia, strangolata dal fratello e dal padre, al culmine dell'ennesima discussione. La zia e la madre e gli altri due fratelli sarebbero state coinvolte nelle fasi immediatamente successive, accettando di occultare l'omicidio. Due cugini, tra cui il promesso sposo della ragazza, sono stati invece arrestati mentre tentavano di lasciare il paese: sarebbero stati loro a trasportare il cadavere in una zona isolata abbandonandolo.

Pagati per far passare la morte di Sana come "naturale"

Il medico e il poliziotto arrestati dalla Forza anticorruzione, avrebbero accettato 600.000 rupie da un intermediario ingaggiato dalla famiglia di Sana, per attribuire la morte della giovane a "cause naturali". Nonostante avessero intascato il denaro i due non hanno però alterato referto. L'uomo che li aveva corrotti ha così preteso indietro il denaro e, di fronte al loro rifiuto e per paura di conseguenze, ha deciso di raccontare tutto alle forze dell'ordine assumendosi le proprie responsabilità.

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