Roberto Formigoni resta ai domiciliari: la Cassazione respinge il ricorso della procura generale
Resta ai domiciliari Roberto Formigoni. L'ex governatore della Lombardia ed ex parlamentare, condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione, sconterà il resto della pena, che si estinguerà nel 2023 nell'abitazione in cui abita, a Milano. La Corte di Cassazione ha confermato i domiciliari, respingendo il ricorso della procura generale contro il provvedimento con cui, lo scorso luglio, il tribunale di sorveglianza aveva fatto uscire l'ex senatore dal carcere di Bollate, ponendolo in detenzione domiciliare.
Perché Formigoni è stato condannato
Alla base della decisione dei giudici di sorveglianza vi era stato il requisito della collaborazione impossibile: era stata esclusa la possibilità che l'ex politico, oggi 73enne, potesse fornire "un'utile collaborazione" agli inquirenti in alcuni ambiti della vicenda che lo aveva visto coinvolto, riguardante favori elargiti tramite delibere di giunta quando era governatore della Lombardia alla Fondazione Maugeri di Pavia (ente che gestisce delle strutture di cura private) e all'ospedale San Raffaele di Milano (quello fondato da don Verzè) in cambio di "utilità" milionarie.
In carcere ha scontato cinque mesi
Dopo che la sentenza era diventata definitiva, nel febbraio dello scorso anno, Formigoni si era presentato in carcere a Bollate, dove ha scontato cinque mesi. In seguito, a luglio, i suoi legali erano riusciti a chiedere e ottenere i domiciliari in virtù dell'età del loro assistito e della non retroattività della legge "Spazzacorrotti", la norma pubblicata in Gazzetta ufficiale nel gennaio 2019 che impedisce ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione di accedere ai benefici penitenziari e alle misure alternative alla detenzione, a meno che non collaborino con la giustizia.
Adesso la prima sezione penale della Cassazione ha reso definitivi i domiciliari, respingendo il ricorso della procura generale anche alla luce della recente pronuncia della Corte costituzionale sulla legge Spazzacorrotti e la sua non retroattività. Recentemente l'ex Celeste, in un'intervista, aveva fatto discutere per alcune dichiarazioni sul sistema sanitario lombardo messo a dura prova dall'emergenza Covid-19: "Io ho costruito una sanità di assoluta eccellenza sia nel campo ospedaliero sia nel campo della medicina di territorio. Dopo di me è arrivato qualcuno che nessuno cita mai (Roberto Maroni, ndr), che ha governato 5 anni e l'ha cambiata profondamente e in peggio".