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Ragazza trovata morta a Busto Arsizio, ipotesi suicidio: aveva subìto abusi dal compagno della madre

La ragazza di 19 anni trovata morta in un campo a Busto Arsizio si sarebbe suicidata ingerendo psicofarmaci. La giovane, che quando era ragazzina aveva subìto abusi sessuali dall’allora convivente della madre, avrebbe lasciato un biglietto in cui spiegava di voler “togliere il disturbo”. Né la madre né il suo fidanzato ne avevano però denunciato la scomparsa. Il decesso risalirebbe allo scorso 23 agosto: il cadavere in avanzato stato di decomposizione della giovane è stato trovato da un agricoltore due giorni fa.
A cura di Francesco Loiacono
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Pesanti problemi famigliari alle spalle e abusi sessuali subìti diversi anni fa dall'allora convivente della madre. Il passato della ragazza trovata morta in un campo a Busto Arsizio, in provincia di Varese, ha aiutato gli investigatori della polizia di Stato bustocchi e di Varese a chiarire le circostanze del suo decesso. La ragazza, 19 anni, si sarebbe suicidata, probabilmente ingerendo alcuni psicofarmaci di cui fa uso il fidanzato. L'autopsia, eseguita questa mattina, non ha evidenziato traumi sul corpo della giovane, trovato due giorni fa da un agricoltore della zona in via Canale. Il cadavere era in avanzato stato di decomposizione, segno che il decesso risaliva a diversi giorni prima della scoperta: forse il 23 agosto, data che campeggia su un biglietto che potrebbe aiutare a chiudere definitivamente il caso. Sul foglietto di carta, trovato in casa del fidanzato con cui la 19enne conviveva, la ragazza aveva scritto di voler "togliere il disturbo".

Anche in passato la ragazza aveva tentato il suicidio

Tutto insomma lascia pensare che la 19enne si sia suicidata. Anche la modalità con cui la 19enne si sarebbe tolta la vita è significativa: già in passato infatti la giovane aveva tentato il suicidio nella stessa maniera, ossia ingerendo una quantità eccessiva di farmaci. Le indagini coordinate dal pubblico ministero Flavia Salvatore hanno portato alla luce una triste storia personale e famigliare, segnata all'età di 14-15 anni dagli abusi sessuali subìti dall'allora convivente della madre, un cittadino egiziano che era poi riuscito a fuggire nel suo Paese evitando l'arresto. La ragazza, di nazionalità romena, era cresciuta in Italia assieme alla madre, mentre il resto della famiglia era rimasto in Romania. Viveva assieme al fidanzato, un italiano, e lavorava in nero in un bar della zona. Nessuno, né la madre né il fidanzato, aveva denunciato la sua scomparsa, nemmeno in presenza di un biglietto così esplicito come quello scritto dalla 19enne: un grido di dolore, l'ultimo,  rimasto inascoltato.

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