Piazza del Liberty a Milano era bella, ma era morta. Riaperto dopo i lavori di ristrutturazione nel 2014, nonostante la sua bellezza – e quella degli edifici che lo delimitano – il piazzale appena dietro al Duomo non è mai riuscito a catalizzare l'attenzione dei cittadini ed è sempre finito ad essere solo un punto di passaggio; verso il Cinema Apollo, verso i negozi o verso i bar. Una piazza poco vissuta anche perché nei quattro anni successivi alla sua ristrutturazione non è (quasi) mai stata protagonista di eventi che avrebbero potuto renderla seppur per poco un luogo centrale della città. C'è voluta, senza tanti giri di parole, un'azienda americana per rinvigorire la presenza della piazza nel tessuto cittadino. Proprio quella realtà, Apple, che da molti è stata criticata per la sua presenza così vicina al centro di Milano e la sua imposizione di vetro e pietra. Ma che invece ora sta trasformando la piazza.
Il concerto di Marco Mengoni
La performance di Marco Mengoni di ieri ne è un'ulteriore dimostrazione. Primo di una serie di live gratuiti che Apple organizzerà nella piazza e che si concluderanno a ottobre con un concerto di Ludovico Einaudi, l'occasione ha mostrato ad un milanese che da 30 anni vive il centro di Milano un lato di quegli spazi che non aveva mai visto. Un ritrovo di giovani fan – che magari hanno scoperto per la prima volta la piazza – e attempati accompagnatori, circa 350 persone – i biglietti sono stati estratti a sorte tra tutti gli iscritti – dentro la piccola piazza, a cantare le canzoni di Mengoni seduti sui gradoni dell'anfiteatro esterno che sovrasta il negozio. La serata, seppur breve, si è rivelata essere un interessante banco di prova per l'utilizzo dello spazio per eventi di questo tipo, una nuova scintilla di vitalità che si aggiunge ad un sentimento comunque positivo di una piazza che negli ultimi mesi è tornata ad essere un punto di ritrovo.
Basta farsi un giro durante le giornate di sole per trovare persone sedute sui gradoni e non solamente di passaggio, magari appoggiate ai parapetti di vetro intente a chiacchierare in pausa pranzo. Poco importa, onestamente, che sotto ci sia il negozio di un brand: chi vuole entrare lo fa dagli ingressi sotto le fontane, ma la piazza resta di tutti. È anche interessante la narrazione con cui Apple si è integrata nello spazio centrale, un progetto che si ispira alle piazza italiane e, attraverso un delicato approccio site specific, unisce elementi lombardi come la pietra beola grigia alle decorazioni floreali delle Gleditsia a foglie dorate. Una presenza che non stona con ciò che la circonda, elemento che di certo ha contribuito al successo dello spazio.
Peraltro la performance inaugurale ha dimostrato anche una buona predisposizione per il sonoro: l'acustica della piazza incassata è buona e chiara, anche in una situazione come quella di ieri che aveva comunque 7 musicisti sul palco. Molto bello anche il colpo d'occhio, con la band di Mengoni posizionata davanti all'ingresso inferiore della piazza e sovrastata su tutti i lati dalle persone sui gradoni e da quelle che hanno assistito al concerto dalle balaustre di vetro laterali. Uniche note negative: la durata, solo 20 minuti, e l'assenza di un chioschetto per bersi una birra o una bibita. D'altronde è pur sempre un live.
Ma tant'è, alla fine tutti gli spettatori erano contenti. "Non ci ero mai stata, ma ci tornerò" ci racconta Marta, 17 anni. "Di solito passavo solamente in piazza Duomo o in San Babila". La verità è che, al netto delle critiche di chi ancora si attacca alla trasformazione di un luogo cittadino da parte di un brand americano, i milanesi che la città la vivono quotidianamente sembrano aver abbracciato questa nuova presenza senza troppi problemi. Che sia per un concerto o per una semplice sosta sotto il sole. Oppure per gli eventi diurni che Apple organizza dentro e fuori il suo negozio – corsi di disegno e di fotografia, per esempio – e che sono sempre molto partecipati da decine di persone. Insomma, se vi fermate al logo della mela fate uno sbaglio: Piazza del Liberty non è mai stata così viva.