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Omicidio Lidia Macchi, il corpo della giovane studentessa sarà riesumato

La procura di Milano è pronta a chiedere la riesumazione del cadavere di Lidia Macchi, la studentessa di Varese uccisa 29 anni fa nei boschi di Cittiglio. Per l’omicidio è stato arrestato un ex compagno di liceo della vittima, che però non ha ancora confessato: la prova del Dna è quindi l’unica che potrebbe inchiodarlo definitivamente.
A cura di Francesco Loiacono
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In assenza di una confessione da parte del presunto assassino è sempre più probabile che il corpo di Lidia Macchi, la studentessa di Varese trovata morta nel gennaio del 1987 nella sua auto, sarà riesumato. Una eventualità che l'avvocato della famiglia Macchi aveva cercato di evitare, chiedendo a S.B., il 48enne ex compagno di liceo della vittima arrestato per l'omicidio, di confessare se colpevole. Un appello a cui si è aggiunto adesso anche il magistrato Carmen Manfredda, proprio colei che con tenacia ha riaperto un caso che si credeva ormai irrisolto arrivando all'arresto dell'uomo.

Il presunto assassino non ha confessato

Il 48enne, però, continua a trincerarsi nel silenzio. Durante il primo interrogatorio ufficiale in carcere col giudice per le indagini preliminari che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare e con lo stesso sostituto procuratore Manfredda, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le sue uniche parole restano quelle riportate dal suo legale: "Sono tranquillo, io non c'entro". L'unica strada per poter determinare se sia stato davvero lui ad assassinare la 21enne Lidia Macchi, ferendola mortalmente con 29 coltellate dopo averla violentata, resta così quella dell'analisi del Dna. Campioni di quello dell'arrestato sono stati prelevati negli scorsi giorni dalla scientifica in carcere: adesso dovranno essere confrontati con quelli presenti sulla lettera che secondo gli inquirenti incastrerebbe il killer – una missiva recapitata alla famiglia della vittima il giorno dei funerali con riferimenti all'omicidio – e con le tracce biologiche sul corpo di Lidia, nella speranza che dopo 29 anni ci siano ancora i segni di quanto avvenuto nei boschi di Cittiglio, in provincia di Varese, luogo del brutale omicidio.

"Spero che ascolti l'appello accorato della famiglia di Lidia Macchi e soprattutto l'anelito di liberazione della sua coscienza", ha detto il magistrato Manfredda, che qualora il presunto assassino dovesse continuare a tacere è pronta a chiedere la riesumazione del cadavere di Lidia, sperando che questo possa servire a chiudere per sempre un caso lungo quasi 30 anni.

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