No Expo, per i 4 imputati per gli scontri del primo maggio 2015 cade l’accusa di devastazione
Non si sono resi protagonisti di devastazione i quattro antagonisti che erano imputati al processo di appello per gli scontri avvenuti durante il giorno inaugurale dell'Expo a Milano. Le cronache e le foto di quella giornata raccontano di una parte della città – alcune vie del centro – messe a ferro e fuoco da alcuni antagonisti, che all'altezza di piazza della Resistenza partigiana si staccarono dal corteo, fino a quel momento pacifico, iniziando a incendiare e distruggere auto, vetrine di banche e altri esercizi commerciali.
L'inchiesta sui fatti del primo maggio ha portato a processo quattro No Expo italiani, secondo l'accusa facenti parte del "blocco nero" di circa 300 persone che si rese responsabile degli episodi più violenti. Per tre di loro la contestazione del reato di devastazione era caduta già nella sentenza di primo grado, mentre restavano in piedi le accuse di resistenza e travisamento: oggi i giudici d'appello hanno deciso di cancellare quell'accusa anche per il quarto antagonista sotto processo, Andrea Casieri. Di conseguenza, le pene comminate dai giudici d'appello sono state più basse di quanto chiesto dalla procura generale: vanno dagli 8 mesi ai 2 anni e quattro mesi per i soli reati (a vario titolo) di travisamento e resistenza a pubblico ufficiale. Le motivazioni della sentenza arriveranno tra 90 giorni. Intanto anche il quarto ragazzo per il quale è caduto l'accusa di devastazione non dovrà più risarcire l'Unicredit, che nel pomeriggio del primo maggio 2015 si ritrovò una filiale devastata.
Nessun colpevole per le devastazioni
Restano in pratica senza responsabili le devastazioni del primo maggio. Le condanne comminate finora al di là del processo odierno riguardano solo resistenza a pubblico ufficiale aggravata in alcuni casi dal lancio di oggetti contro le forze dell'ordine. Per quanto riguarda nello specifico la devastazione, invece, gli inquirenti nei mesi scorsi hanno chiuso l'inchiesta nei confronti di cinque anarchici greci, che però la Grecia non ha consegnato all' Italia, negando l'estradizione. Un decimo giovane destinatario dell'ordinanza è ancora latitante.