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Niccolò Bettarini, al via a ottobre il processo d’appello ai quattro aggressori

Al via il 2 ottobre il processo d’appello agli aggressori di Niccolò Bettarini. Il figlio del calciatore Stefano e di Simona Ventura è stato ferito a coltellate, calci e pugni davanti alla discoteca Old Fashion di Milano il primo luglio 2018. I quattro autori dell’agguato sono stati condannati in primo grado a pene tra i 5 e i 9 anni di reclusione. In seguito sono stati scarcerati e mandati ai domiciliari, un provvedimento che ha scatenato l’ira della vittima.
A cura di Simone Gorla
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Niccolò Bettarini in tribunale a Milano (LaPresse)
Niccolò Bettarini in tribunale a Milano (LaPresse)

Inizierà il 2 ottobre al Tribunale di Milano il processo d'appello agli aggressori di Niccolò Bettarini, il 20enne figlio dell'ex calciatore Stefano e di Simona Ventura, ferito a coltellate, calci e pugni il primo luglio 2018 fuori dalla discoteca milanese ‘Old Fashion'. I quattro giovani imputati sono stati condannati in primo grado con rito abbreviato a pene tra i 5 e i 9 anni di reclusione. Tra meno di un mese si tornerà in aula, davanti alla terza sezione della Corte d'appello.

Aggressione a Niccolò Bettarini: al via il 2 ottobre il processo d'appello

Davide Caddeo, 30enne, accusato di aver sferrato le otto coltellate a Bettarini, è stato condannato a 9 anni. Pene inferiori per gli altri tre imputati: 5 anni e 6 mesi ad Alessandro Ferzoco, 6 anni e 6 mesi ad Albano Jakej e 5 anni ad Andi Arapi. Il gup Guido Salvini nella sentenza di primo grado ha concesso la "diminuente" del "reato diverso da quello voluto" agli ultimi tre, valutando che solo Caddeo aveva un coltello e che non c'è la prova che anche gli altri sapessero che fosse armato.

Dopo la condanna in primo grado aggressori scarcerati

Caddeo lo scorso marzo è andato ai domiciliari con l'obbligo di frequentare un centro di cura per tossicodipendenti e una comunità. Una scarcerazione ha fatto infuriare Bettarini, che in un lungo sfogo sui social ha espresso tutto il suo scontento: “Ho il diavolo dentro. Questo è un paese di me** dove non c’è giustizia per nessuno. Mi sono rotto di stare zitto”. Anche gli altri sono stati scarcerati ma uno di loro, Arapi, è tornato in carcere perché ha tentato di scappare in Albania. Il giudice per l'udienza preliminare ha spiegato ci sono altre persone che, seppur "gravemente sospettate" di aver partecipato al pestaggio del 20enne, sono riuscite a "sfuggire alle indagini".

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