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“Nessuna scelta di classe ma solo di sicurezza”: la risposta di Trenord sul caso rider e bici

Trenord risponde alle polemiche nate dopo la decisione di vietare il trasporto di bici a bordo dei treni regionali per far sì che vengano rispettate le distanze di sicurezza. In una nota ufficiale si difende dalle accuse spiegando che non si tratta di una scelta classista ma di una norma necessaria a garantire la sicurezza dei viaggiatori.
A cura di Chiara Ammendola
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In merito alle polemiche nate successivamente alla normativa di Trenord che dallo scorso 3 giugno vieta il trasporto di bici sui treni regionali della Lombardia, la stessa azienda ha voluto chiarire la propria posizione in una nota dopo la pubblicazione di un articolo di Fanpage.it:

"Respingiamo fermamente le gravi e infondate accuse riportate nell’articolo “ Trenord contro le bici sui treni: una scelta classista e ipocrita che penalizza i rider e l’economia” pubblicato sul vostro sito. Il divieto di trasportare biciclette, non compatibili con le carrozze viaggiatori, nulla ha che fare con questioni di classe sociale e riguarda la sicurezza del servizio non solo in termini di distanziamento – come scritto nell’articolo – ma prima e soprattutto dal punto di vista della sicurezza del viaggio che abbiamo il dovere di garantire. Le bici accastate nei vestiboli e a ridosso delle porte sono incompatibili con le più elementari norme a tutela della sicurezza ferroviaria, violano qualsiasi possibilità di evacuazione in caso di bisogno – impedendo il regolare passaggio delle persone all’interno del treno – e costituiscono un pericolo per i clienti.

Non c’è nulla di sbagliato né di scandaloso in questa disposizione che, peraltro, s’aggiunge alle cogenti norme sul distanziamento per l’emergenza Covid-19. Sui treni si viaggia nel rispetto delle regole. Senza se e senza ma. Non vogliamo lasciare a terra nessuno, ma dobbiamo impedire a chiunque di giustificare soluzioni di trasporto ferroviario prive di sicurezza.

Contestualmente alla diffusione del divieto – con cui abbiamo voluto dare un segnale forte mettendoci la faccia, senza l’ipocrisia di cui ci accusate, per richiamare l’attenzione su un tema che l’azienda ferroviaria è lasciata sola a gestire – ci siamo da subito attivati per l’avvio di tavoli di confronto con le aziende, le associazioni, i rappresentanti dei riders, le rappresentanze sindacali per inviduare una soluzione che è l’unica possibile: treni specifici in determinati orari, con carrozze “prestate” al carico esclusivo delle bici. Il rider, munito di titolo di viaggio per sé e la bicicletta si accomoderà su un’altra carrozza e ritirerà il mezzo solo al suo arrivo.

I treni non sono attrezzati per il trasporto biciclette? Ebbene no, non sono attrezzati. In Lombardia sono stati concepiti, quando il fenomeno dei riders non esisteva affatto, per un trasporto di massa che non ha eguali nel sud Europa.

Il numero limitato di biciclette, che si potrà trasportare sui treni, riguarderà il sempre più vasto mondo del cicloturismo che non si muove in massa ma, al più, attraverso un sistema organizzato di comitive che Trenord ha sempre gestito e continuerà a gestire.

Tutti i 185 treni nuovi, che nei prossimi tre anni immetteremo in servizio, sono dotati di spazi evoluti per le due ruote, con possibilità di ricarica elettrica. Ma l’intermodalità di massa è fondata sulla filiera dei mezzi in sharing (bici, monopattini, auto elettriche, …) che costituiscono il compimento del primo e dell’ultimo miglio. La soluzione non potrà certo essere quella di carri per biciclette agganciati ai vagoni dei pendolari, degli studenti e dei turisti. La lunghezza delle banchine nelle stazioni è appena sufficiente per il trasporto delle persone. E quando diciamo “persone”, pensiamo a tutte le donne e gli uomini che possono muoversi liberamente alla sola condizione di rispettare la libertà e la sicurezza degli altri". 

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