Morte Lidia Macchi, il presunto omicida non risponde al gip: prelevato il Dna
L'uomo arrestato per l'omicidio di Lidia Macchi non ha parlato. S.B., il 48enne arrestato dopo 29 anni dall'omicidio della studentessa varesina, si è avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al giudice per le indagini preliminari Anna Giorgetti, che aveva firmato l'ordinanza di custodia cautelare. Secondo gli inquirenti il 48enne avrebbe ucciso a coltellate Lidia, sua ex compagna al liceo, dopo averla violentata. La ragazza fu trovata morta nella sua auto nei boschi vicino a Cittiglio, nel Varesotto: aveva 21 anni.
La lettera anonima
S.B. frequentava come la vittima gli ambienti di Comunione e liberazione, che avrebbero fatto da sfondo al delitto. All'arrestato è riconducibile una lettera anonima che fu spedita alla famiglia della giovane vittima il giorno dei funerali, missiva che conterrebbe espliciti riferimenti all'omicidio. L'arrestato non era rientrato inizialmente tra i sospettati perché aveva fornito un alibi falso, grazie alla copertura di un sacerdote suo amico. A complicare le indagini nei suoi confronti anche la decisione del magistrato che seguiva il caso – avocato due anni fa dalla procura di Milano nella figura di Carmen Manfredda – che ha disposto la distruzione di alcuni campioni biologici ritrovati sul corpo della vittima.
L'arrestato non ha risposto nemmeno al pm
Martedì mattina due agenti della polizia scientifica hanno prelevato alcuni campioni di Dna di S.B. alla presenza del suo avvocato, Sergio Martelli. Il 48enne si è trincerato dietro il silenzio anche quando il pm Manfredda ha provato a interrogarlo, dopo il tentativo del gip. Il legale dell'arrestato ha lasciato il carcere intorno alle 15, affermando che il suo assistito è sereno e in buone condizioni, compatibilmente con la detenzione.