“Mio padre è morto per Coronavirus e non so dove sia il corpo”: nasce gruppo Facebook di denuncia
Luca Fusco, commercialista 58enne di Bergamo, è una delle tante persone che in queste settimane di emergenza Coronavirus ha subìto un doppio trauma: prima la morte del padre, e poi il dolore aggiuntivo di non sapere dove è stato portato il corpo, trasferito come altre salme che, a causa del numero elevato dei morti (che sarebbe più alto di tre-quattro volte dei dati ufficiali), né il cimitero né il locale forno crematorio riesce a gestire. Luca ha raccontato la sua esperienza in un video pubblicato su un gruppo Facebook da lui creato, dal nome "Noi denunceremo – dovranno pagare": "Dodici giorni fa ho perso mio padre per il famoso coronavirus. Ancora adesso non so dove sia finito, se sia stato cremato o portato a Cuneo, Alessandria a Ferrara o in quale città. So solo che non lo hanno nemmeno vestito, lo hanno semplicemente spostato dal letto e messo in una bara e ora non so nemmeno dove sia. Purtroppo non sono il solo a sopportare questo dramma".
Chi ha sbagliato dovrà pagare
Il dolore insopportabile è accompagnato anche da una rabbia crescente e da un senso di ingiustizia: come Luca, tanti hanno l'impressione che qualcosa non abbia e non stia funzionando bene, pur di fronte a un'emergenza sanitaria che non si era mai vista in tempi recenti. Da qui la decisione di Luca e del figlio Stefano di creare un gruppo Facebook per raccogliere storie simili a quella del loro caro defunto: "Vogliamo sapere cos'è successo, perché è successo e se si poteva evitare. Perché proprio in questa zona c'è stato un così alto tasso d'infetti e di morti?", dice a Fanpage.it Stefano Fusco. "Questo gruppo nasce per un bisogno di giustizia e di verità per dare pace ai nostri morti che non hanno potuto avere nemmeno una degna sepoltura a seguito della pandemia di Coronavirus – Covid19 – scrive Luca tra le informazioni del gruppo -. Quando tutto sarà finito, chi ha sbagliato e girato la testa dall'altra parte dovrà pagare. Denunceremo e chiederemo giustizia. In memoria di mio padre e di tutti quelli che, insieme a lui, sono morti (e moriranno)". In poco tempo il gruppo ha già oltre 13mila membri: tante le storie che sono state pubblicate, da persone che ricordano i propri cari con una foto e un pensiero ad altre che segnalano di avere parenti ricoverati, o che raccontano in prima persona il dramma che stanno vivendo. "Vogliamo capire se chi aveva il potere di fare qualcosa ha sbagliato, e dove, e chiediamo che risponda delle sue azioni", ha precisato Luca, chiarendo che non si tratta di un gruppo politico e che insulti e offese non saranno tollerati.