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Il rapimento di Silvia Romano in Kenya

Minacce a Silvia Romano, la procura di Milano indaga su una quarantina di messaggi

La procura di Milano indaga su circa una quarantina di messaggi minatori rivolti a Silvia Romano, la giovane volontaria milanese rapita nel novembre 2018 in Kenya e tornata a casa lunedì 11 maggio dopo 18 mesi di prigionia. Al suo rientro Silvia ha comunicato di essersi convertita all’Islam, e per questo ha iniziato a essere bersagliata sui social da insulti e minacce di morte. Dopo una scrematura, gli inquirenti avrebbero individuato i messaggi più pericolosi e stanno cercando di risalire agli autori.
A cura di Francesco Loiacono
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Sono circa 40 i messaggi di minacce rivolti a Silvia Romano su cui la procura di Milano ha concentrato la sua attenzione, nell'ambito dell'inchiesta aperta dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili. Lo rivela l'agenzia di stampa Ansa che spiega come gli inquirenti e gli investigatori del Ros, il reparto operativo speciale dei carabinieri, stiano cercando di individuare gli autori di circa 30-40 messaggi che sarebbero quelli ritenuti più pericolosi tra i tanti ricevuti dalla giovane volontaria milanese.

Silvia era stata rapita nel novembre 2018

La 24enne Silvia Romano è tornata nella sua casa milanese lunedì scorso, 11 maggio, dopo essere stata tenuta ostaggio per circa 18 mesi dai suoi rapitori tra il Kenya, dove si era recata nel novembre del 2018 come volontaria per una onlus marchigiana, e la Somalia, dove infine è stata liberata. La liberazione della ragazza, inizialmente accolta come auspicabile da gioia e sollievo, ha provocato in alcuni sentimenti di astio e rabbia, sfociati in insulti, minacce e incontinenze verbali espressi attraverso i social.

Dopo la liberazione gli insulti e le minacce sui social

Silvia Romano, che al suo rientro in Italia ha reso noto di essersi convertita all'Islam, ha scatenato gli hater proprio per via della conversione e per le voci sul presunto pagamento di un riscatto per la sua liberazione. C'è chi è arrivato anche a minacciare di morte la ragazza e l'ha insultata pesantemente: i messaggi avevano spinto la procura milanese ad aprire un'inchiesta inizialmente contro ignoti ma che adesso, dopo che gli autori dei messaggi saranno individuati, potrebbe presto vedere i primi iscritti nel registro degli indagati. Non sarà però facile il lavoro degli inquirenti: come spesso accade infatti gli hater e i leoni da tastiera si nascondono dietro profili "fake", ossia falsi.

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