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Milano: la nuova vita di Charbel, bimbo siriano scappato dall’Isis con la sua famiglia

Charbel e la sua famiglia sono fuggiti dalla loro casa in Siria a causa dei miliziani dell’Isis. Dopo quattro anni trascorsi in un campo profughi del Libano, grazie a un corridoio umanitario organizzato da Comunità di Sant’Egidio, Chiese evangeliche, Tavola Valdese e Cei la famiglia Younanna è arrivata in aereo in Italia e poi in treno a Milano, dove è iniziata la loro nuova vita. Il primo giorno di scuola Charbel aveva trovato ad attenderlo il sindaco Beppe Sala e il cantante Marco Mengoni. Fanpage.it è andato a trovarlo qualche settimana dopo l’inizio dell’anno scolastico: “È molto contento – ha spiegato la madre Marlen – all’inizio è stata un po’ dura, però adesso va molto meglio, comincia a farsi degli amici a scuola”.
A cura di Francesco Loiacono
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Charbel con la sua famiglia (Foto: Simone Giancristofaro/Fanpage.it)
Charbel con la sua famiglia (Foto: Simone Giancristofaro/Fanpage.it)

Marlen sorride e gesticola, mentre prova a parlare in italiano. Fanpage.it l'ha accompagnata mentre andava a prendere a scuola Charbel, bimbo di sette anni che a settembre ha iniziato l'anno scolastico e la sua nuova vita a Milano. La famiglia di Charbel – oltre a mamma Marlen c'è papà Sami – è arrivata a giugno a Milano da un campo profughi del Libano grazie a un corridoio umanitario, una sorta di "corsia" autofinanziata da enti privati – in questo caso Comunità di Sant'Egidio, Chiese evangeliche, Tavola Valdese e Cei, Conferenza episcopale italiana – che consente di inviare aiuti a determinate popolazioni o che, come in questo caso, permette ad alcuni rifugiati che scappano dalle guerre di raggiungere luoghi sicuri senza dover affrontare i tremendi viaggi via mare cui sono costretti altri migranti.

Charbel e la sua famiglia sono scappati dalla Siria a causa dell'Isis

L'arrivo a Milano del nonno di Charbel
L'arrivo a Milano del nonno di Charbel

Charbel e la sua famiglia sono arrivati in Italia con un volo speciale e sono ospitati grazie alla Comunità di Sant'Egidio: poche settimane fa gli Younanna sono stati raggiunti anche dal nonno David, papà di Marlen. In Siria vivevano ad Al-Hasaka, nella zona nord del Paese mediorientale che dal 2011 sta affrontando una guerra civile e che poi ha visto l'affermazione dell'Isis, lo Stato islamico. Hanno dovuto abbandonare la loro casa quando i miliziani dell'Isis hanno invaso i villaggi vicino al loro, costringendo la famiglia a scappare dopo aver preso giusto qualche soldo e pochi vestiti. Non avevano altra scelta che fuggire: per chi è rimasto in Siria la vita sotto i miliziani di Daesh si è trasformata in un inferno, come racconta Marlen a Fanpage.it: "Alcuni zii dalla parte materna sono stati rapiti dall'Isis per un anno e abbiamo dovuto pagare un riscatto".

Il primo giorno di scuola di Charbel: la foto con Sala e Marco Mengoni

Charbel col sindaco Sala e Marco Mengoni
Charbel col sindaco Sala e Marco Mengoni

Adesso la famiglia Younanna è più serena, e così anche Charbel. Il primo giorno di scuola il bambino ha posato in foto assieme al sindaco Beppe Sala e al cantante Marco Mengoni: "È molto contento – spiega la madre – all'inizio è stata un po' dura, però adesso va molto meglio, comincia a farsi degli amici a scuola". A casa, mentre i genitori raccontano la loro piccola odissea a Fanpage.it, Charbel colora e compila libri che lo aiutano a imparare l'italiano: ed è lui a insegnare alcuni termini al resto della famiglia. La fuga frettolosa dai miliziani dell'Isis e i quattro anni trascorsi, in una sorta di limbo, in un campo profughi in Libano, sembrano ormai solo ricordi, anche se ancora molto vividi: "Qui sarà una vita più tranquilla, siamo stati aiutati dallo Stato italiano per i permessi e dalla Comunità di Sant'Egidio nella vita di tutti i giorni", spiega Marlen. Il pensiero della famiglia è però sempre rivolto ai parenti che sono rimasti in Siria, tra cui la sorella di Marlen: "La cosa più difficile è stata la separazione dal resto della famiglia, sono rimasti in Siria – spiega papà Sami – vorrei che venissero qui un giorno, magari con l'aiuto della Comunità di Sant'Egidio, ho molte speranze".

(Ha collaborato Simone Giancristofaro)

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