Milano, la mega donna-poltrona in piazza Duomo imbrattata per protesta con della vernice rossa
Dopo le critiche della gente comune e le proteste delle femministe, la "Maestà sofferente", l'installazione di Gaetano Pesce davanti al Duomo di Milano, finisce nel mirino anche di un'altra artista. O meglio, di una "artivista", come si definisce sul proprio sito Cristina Donati Meyer. L'artista, nota per alcuni suoi provocatori blitz collegati a fatti di cronaca e tematiche molto sentite dall'opinione pubblica (recentemente ha realizzato murales a Milano e Verona per protestare contro il Congresso mondiale delle famiglie), per criticare l'opera del designer non si è limitata a utilizzare le parole, ma è passata ai fatti. Ieri la giovane artista si è recata in piazza Duomo e, munita di vernice a tempera di colore rosso, ha imbrattato la grande poltrona a forma di donna, simulando così del sangue. Poi ha affisso sull'installazione alcuni cartelli che esprimono le sue critiche all'opera: "La donna è (un) mobile", "Dalla donna oggetto alla donna poltrona", e infine quello che può essere considerato il suo "guanto di sfida" all'architetto e designer: "Cristina Donati Meyer Vs. Pesce".
Offesa e affronto a tutte le donne
Su Facebook Donati Meyer ha poi spiegato meglio il senso della sua protesta: "Quella di GaetanoPesce sarebbe un’installazione contro la violenza ai danni delle donne? – ha scritto l'artista – Sembra più un’offesa e un affronto a tutte le donne, rappresentate come mobilio d’arredo. Gli animali, poi, non sono certo i responsabili dei femminicidi", ha scritto Donati Meyer riferendosi alle teste di belve che secondo Pesce rappresenterebbero gli uomini autori delle violenze. Una scelta che era stata contestata anche dalle femministe di "Non una di meno": "L'uomo non commette violenza perché è una bestia – aveva spiegato una delle attiviste a Fanpage -. Se continuiamo a ricondurre sessualità e intimità a bestialità e animalità, di nuovo non c'è al centro il soggetto umano con tutto il potere di scelta che ha".
Cristina Donati Meyer aggiunge: "L’uomo assassino che uccide e violenta, è assente, innocente! Possiamo dire che si tratta di una banale e didascalica conferma della visione maschilista e patriarcale dell’anziano artista". Per questi motivi, ha spiegato l'artivista, "ho voluto contestare e abbellire l’opera, con del sangue rosso intenso (in realtà innocua vernice a tempera lavabile), in mezzo alle gambe della ‘donna poltrona', una sorta di mestruazioni per riportare alla realtà l’artista che concepisce la donna solo come oggetto di arredo".