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Maestà sofferente: cosa rappresenta la mega installazione comparsa davanti al Duomo di Milano

È stata inaugurata ufficialmente domenica 7 aprile e resterà visibile solo per la settimana della Design week: ma la mega installazione “Maestà sofferente”, realizzata da Gaetano Pesce e comparsa davanti al Duomo di Milano, ha già suscitato critiche e polemiche. Qualcuno non ha capito cosa rappresenti: ecco spiegato di che si tratta e qual è il messaggio che il suo creatore vuole trasmettere.
A cura di Francesco Loiacono
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A Milano non si parla d'altro: la "Maestà sofferente", enorme installazione posta davanti al Duomo di Milano in occasione del Fuorisalone (una delle iniziative diffuse della Design week che si apre il 9 aprile e termina il 14 aprile), ha catalizzato le attenzioni di milanesi (e non) così come avvenne per le aiuole con palme e banani installate sempre sul sagrato della Cattedrale ormai due anni fa. C'è chi, guardando le foto o anche dal vivo l'opera, non è riuscito a capire cosa rappresenti: e qualcuno si è lanciato in ardite ipotesi che tirano in ballo anche l'apparato riproduttivo maschile. Tanti, a prescindere se abbiano compreso o meno cosa rappresenti l'installazione, hanno espresso perplessità (per usare un eufemismo) sulla sua bellezza e sull'opportunità di collocarla in una posizione così visibile e prestigiosa, davanti a quello che è il simbolo del capoluogo lombardo nel mondo. E c'è anche chi, come il collettivo femminista di "Non una di meno", ha criticato anche il significato che l'opera vorrebbe trasmettere.

Il significato dell'installazione e le parole del creatore

A questo punto è allora opportuno capire meglio cosa abbia voluto comunicare l'artista con la mega installazione. La "Maestà sofferente" è stata realizzata dall'artista Gaetano Pesce, architetto e scultore nato a La Spezia nel 1939 e ritenuto uno dei più importanti designer italiani. L'installazione, che resterà visibile solo per la Design week, riprende uno dei lavori più famosi e iconici di Pesce, la poltrona Up5&6 realizzata 50 anni fa dal designer e modellata sul corpo di una donna. Pesce ha però adattato e attualizzato la sua poltrona con l'obiettivo di trasmettere un messaggio forte contro la violenza sulle donne. La mega poltrona, alta otto metri, è infatti la stilizzazione di un corpo femminile (senza però né volto né arti). È trafitta da centinaia di frecce che rappresentano le violenze che la donna è costretta a subire dagli uomini, rappresentati nell'installazione da bestie. E la donna ideata da Pesce è anche legata con una catena a una grande palla di ferro che si trova accanto all'installazione. All'inaugurazione ufficiale dell'opera che si è tenuta domenica 7 aprile il suo ideatore ha liquidato in poche parole le critiche e le polemiche: "L'arte fa discutere e fa crescere il nostro cervello". Pesce ha definito la "Maestà sofferente" una "festa, anche se triste perché si ricorda che le donne sono vittime di violenza, ma è meglio ricordarlo che negarlo". Secondo il designer le tante polemiche sulla sua opera dimostrano come l'intento dell'installazione sia stato raggiunto: discutere della violenza sulle donne. Anche se, come contestano le femministe in una delle tante critiche mosse all'opera, di una tematica delicata come la violenza di genere non è importante solo che se ne parli, ma è fondamentale anche il come se ne parli.

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