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Milano, dopo il maxi rogo di rifiuti altro incendio in via Chiasserini: a fuoco uno sfasciacarrozze

Un altro incendio in via Chiasserini dopo il maxi rogo del 2018 al deposito di rifiuti della Ipb Italia. Ieri sera le fiamme sono divampate in uno sfasciacarrozze, provocando una densa nube di fumo che ha spaventato i residenti. Tre squadre dei vigili del fuoco hanno spento il rogo: non si segnalano feriti né intossicati.
A cura di Francesco Loiacono
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L'incendio (Foto da Facebook Comitato Chiasserini)
L'incendio (Foto da Facebook Comitato Chiasserini)

Un incendio è divampato nella serata di ieri, venerdì 7 febbraio, in via Chiasserini a Milano. Si tratta di una strada già nota alle cronache e proprio per un altro incendio: il maxi rogo al deposito di rifiuti della Ibp Italia che nell'ottobre del 2018 bruciò per giorni destando molta preoccupazione in tutta la città. Ieri sera ad andare a fuoco è stato uno sfasciacarrozze che si trova a 200 metri circa dalla discarica. I residenti della zona hanno sentito alcune esplosioni e hanno visto le fiamme divampare e avvolgere le carcasse di alcuni veicoli lasciati all'interno dell'area.

Nessun ferito né intossicati

Sul posto sono intervenute tre squadre dei vigili del fuoco e pattuglie della polizia locale. I pompieri hanno domato il rogo nel giro di poco più di un'ora, rimanendo poi per ultimare le operazioni di raffreddamento delle lamiere bruciate. Nessuno fortunatamente è rimasto ferito o intossicato, anche se il rogo aveva sprigionato una colonna di fumo nero che ha fatto preoccupare i residenti, memori di ciò che accadde nell'ottobre del 2018.

Il rogo dell'ottobre 2018

Il 14 ottobre del 2018 ad appena 200 metri di distanza dal luogo dove si è verificato il rogo di ieri sera andarono a fuoco circa 16mila metri cubi di rifiuti stoccati illegalmente. Per giorni l'odore acre della plastica bruciata invase tutta Milano, facendo parlare di una "Terra dei fuochi" al nord. Per il  maxi rogo al deposito di rifiuti di via Chiasserini nell'ottobre del 2019 sono state condannate quattro persone: la pena più alta, sei anni e sei mesi, è stata inflitta nei confronti di Aldo Bosina, amministratore di fatto della ditta Ipb Italia srl che gestiva, senza le necessarie autorizzazioni, il capannone.

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