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Milano, dopo 30 anni via i barconi (abusivi) dal Naviglio Pavese: ecco la loro storia

Entro domani tutti i barconi-ristorante ormeggiati a lungo sul Naviglio Pavese di Milano saranno smantellati e trasportati altrove. Erano arrivati via terra nel 1985, dopo l’intuizione di alcuni commercianti: ecco la loro storia e come si sono trasformati da simboli a strutture abusive.
A cura di Francesco Loiacono
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Erano arrivati sulle acque del Naviglio Pavese a partire dal 1985, dopo che alcuni gestori dei locali della zona avevano avuto un'intuizione: offrire a milanesi e turisti un dehor del tutto particolare, galleggiante, sul modello di quanto era presente in altre città d'Europa. È iniziata così la storia dei barconi del Naviglio Pavese, forse il meno "nobile" tra i due canali che confluiscono nella Darsena e che fanno parte di quel sistema idrico che in tutto il mondo è conosciuto con il generico nome di Navigli. Dopo oltre 30 anni la loro storia è giunta al capolinea: il Comune di Milano, dopo una lunga battaglia giudiziaria, ha deciso di forzare la mano smantellando le quattro strutture galleggianti, giudicate illegittime da una sentenza del Consiglio di Stato. E così la scorsa notte il primo dei quattro barconi è stato smantellato e, dopo essere stato caricato su un camion, è partito verso un deposito. Entro domani, 5 gennaio, lo seguiranno tutti gli altri.

I barconi erano arrivati via terra, dopo regolare richiesta

Finisce con un percorso inverso la storia di queste chiatte, che erano arrivate sul Naviglio Pavese proprio a bordo di camion, con un trasporto eccezionale. Il primo ad avere l'idea di ancorare una chiatta galleggiante all'esterno del proprio locale era stato il titolare del bar Cristal. Pochi mesi dopo il suo esempio era stato seguito da Riccardo Rossi, del ristorante "Frank Pummarola". A Fanpage.it ha raccontato come è iniziata la storia delle barche che, nel corso dei decenni, sono diventate uno dei simboli dei Navigli: "Sono arrivate nel 1985 con un trasporto eccezionale. Sono state risistemate dai cantieri navali che allora si chiamavano Sarani (oggi Costruzioni Navali Spa, con sede a Travacò Siccomario, nel Pavese, ndr) e sono arrivate via terra, esattamente come le stanno portando via". Per ancorarle nelle acque del Naviglio Pavese i titolari dei locali avevano ottenuto tutti i permessi: "Abbiamo fatto regolare richiesta alla Regione, perché allora la competenza sui Navigli era sua. Era una cosa che secondo noi sarebbe stata positiva, sia per noi sia per la città".

Da simboli a strutture abusive

I problemi sono però sorti sin da subito, a causa di un cambiamento delle regole: "La Regione ha dato l'autorizzazione nell'85, poi nel 1986 ha modificato con un regolamento regionale le dimensioni di queste chiatte, che quindi sono diventate non più a norma", spiega Riccardo Rossi. E così le strutture galleggianti sono diventate abusive. Dal 2002 la competenza sui Navigli è passata al Comune di Milano: il resto è storia relativamente recente, fatta di sentenze e ricorsi che si sono succeduti per anni. I proprietari dei barconi hanno sempre rifiutato di smantellarli, fino all'arrivo delle gru: "Volevamo essere in regola, i canoni li abbiamo sempre pagati – ha affermato con malcelata amarezza Rossi – Non abbiamo il titolo, nel senso che manca il documento, ma ci riteniamo in regola".

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