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Milano, dalla riapertura dei Navigli vantaggi per 800 milioni di euro: ecco lo studio

Presentato lo studio di fattibilità coordinato dal Politecnico di Milano per la riapertura dei Navigli: a fronte di un costo di 400 milioni di euro i benefici per la collettività ammonterebbero al doppio. In totale previsti 8 chilometri di nuovi canali navigabili, con un sistema di dieci chiuse per superare i dislivelli.
A cura di Francesco Loiacono
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Riaprire i Navigli porterà alla città di Milano benefici per circa 800 milioni di euro. Se gli argomenti di natura storica, urbanistica e ambientale non dovessero bastare a convincere gli scettici sulla possibilità che Milano possa effettivamente ritornare ai fasti del passato, ecco che arriva il dato più prosaico, legato ai soldi. Certo, nessuno si sogna di cancellare con matite prima e ruspe poi l'incedere del tempo: la città è intanto inevitabilmente cambiata, e la riapertura dei Navigli potrebbe avvenire a patto che non si traduca in una mera operazione nostalgia senza alcun valore. Così come è innegabile che, per riaprire i Navigli, serviranno tempo, disagi – l'area dei cantieri attraversa arterie stradali fondamentali per il traffico della città – e investimenti: circa 406 milioni di euro.

Riaprire i Navigli: lo studio di fattibilità

Da mercoledì, però, qualcosa sembra essersi effettivamente mosso: dopo i 490mila milanesi che nel referendum del 2011 dissero sì alla riapertura dei canali navigabili che facevano del capoluogo lombardo una piccola Venezia, cara tra gli altri a Stendhal, arrivano i risultati dello studio di fattibilità per la riapertura dei Navigli, coordinato dal Politecnico di Milano. Lo studio si concentra sulla rilevanza territoriale del sistema dei Navigli: dal nord-est della città, dove il Naviglio Martesana è ancora aperto, verso il centro di Milano, dove ritrova il tracciato della storica Cerchia sul versante orientale per arrivare alla rinnovata Darsena e ricongiungersi ai Navigli Pavese e Grande. In concreto, si tratta di riattivare – riaprendo quelli interrati o realizzandoli ex-novo – quasi 8 chilometri di canali navigabili, che alla fine dovrebbero servire solo alla navigazione turistica e permetterebbero di mettere in collegamento i laghi di Como e Maggiore con il Po e il Mar Adriatico. Le "vie d'acqua" navigabili in città sarebbero lunghe 12 chilometri: per superare i dislivelli servirebbero in tutto 10 conche, compresa la riattivazione delle due storiche dell'Incoronata – alla cui progettazione contribuì Leonardo da Vinci – e di Viarenna.

I benefici collettivi, come detto, sono stati calcolati in 800 milioni di euro, tra miglioramento della qualità urbana, aumento della profittabilità delle attività commerciali e dell’attrattività turistica e incremento dei redditi per effetto dell’investimento. Gongola il vicesindaco con delega all'Urbanistica Ada Lucia De Cesaris, che vede concretizzarsi un progetto onirico e affascinante: "Avevamo preso un impegno, l’abbiamo rispettato. È una tappa importante nel percorso verso la riapertura dei Navigli: è la dimostrazione che abbiamo saputo rispondere, con serietà e capacità di guardare al futuro, alle esigenze espresse dai cittadini con il referendum. Abbiamo iniziato introducendo una fascia di salvaguardia nel Pgt, e proseguendo poi con lo studio del territorio, al fine di verificare tutti gli aspetti, i vincoli e le problematiche: un lavoro complesso, fatto anche grazie alla collaborazione con il Politecnico, Mm, Amat e molti cittadini. Ora – conclude De Cesaris – abbiamo tutti gli elementi per permettere alla politica di decidere e di avviare, tra il 2016 e il 2020, la progettazione e il finanziamento dell’opera: proprio su quest’ultimo punto possono esservi molte possibilità, anche attraverso ulteriori approfondimenti e confronti con operatori e cittadini".

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