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Bimbo di due anni ucciso di botte dal padre

Mehmed, torturato e ucciso dal padre a due anni: il bimbo che Milano ha dimenticato

Torturato e ucciso dal padre ad appena due anni. Eppure la tragedia che vede vittima Mehmed, il bimbo rom di origini croate morto lo scorso maggio a Milano, continua ad essere circondata da un imbarazzante silenzio da parte delle istituzioni cittadine. Forse c’era un momento giusto per morire, non alla vigilia delle Elezioni europee. Forse c’era un posto giusto per morire, non certo una casa popolare occupata nella zona più degradata di San Siro, lontana dalla narrazione della scintillante “Milano metropoli europea”.
A cura di Francesco Loiacono
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Aljiza Hrustic e il figlio Mehmed, due anni, ucciso di botte dal padre
Aljiza Hrustic e il figlio Mehmed, due anni, ucciso di botte dal padre
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C'è anche la tortura – ed è la prima volta in Italia che viene contestata in ambito famigliare – tra le accuse che vengono mosse ad Aliza Hrustic, il 25enne che nella notte tra il 21 e il 22 maggio uccise di botte in una casa di via Ricciarelli, a Milano, il figlio di appena due anni, Mehmed. Eppure la tragedia che vede vittima il bimbo rom di origini croate continua ad essere circondata da un imbarazzante silenzio. Forse c'è un momento giusto per morire: e Mehmed, che non ha potuto scegliere, è stato ucciso dal padre in un giorno in cui l'agenda politica e mediatica era impegnata con le Elezioni europee che si sarebbero tenute pochi giorni dopo (il 26 maggio). Forse c'è un posto giusto per morire: non certo una casa popolare occupata in quella zona di San Siro poco chic che stona con la narrazione della scintillante "Milano metropoli europea" e che non può nemmeno essere strumentalizzata più di tanto da quella parte politica che è opposizione in Comune, ma che attraverso la Regione gestisce ormai da anni l'Aler, l'ente che di quell'appartamento occupato è il proprietario.

Mehmed è stato brutalmente ucciso dal padre, ma forse è stato ucciso nel momento e nel posto sbagliato. O forse è stata tutta la situazione – un dramma all'interno di una famiglia rom – ad essere stata giudicata "scomoda" da chi, in primis le istituzioni cittadine, avrebbe potuto (e dovuto) semplicemente esprimere il proprio cordoglio, come avvenuto recentemente con il caso del piccolo Leonardo, precipitato in una scuola elementare. E invece, sul piccolo Mehmed è calato il più totale silenzio, squarciato solo (e menomale) dalle notizie di cronaca relative all'iter della vicenda giudiziaria, come la recente chiusura delle indagini. Lo stesso silenzio che sembra avvolgesse la famiglia del piccolo anche prima della tragedia: nessuno aveva segnalato la situazione di grave disagio che si viveva in quella casa occupata, dove un giovane papà picchiava la compagna e insultava, malmenava e torturava (addirittura bruciandogli i piedi con un accendino) il figlio di due anni. Mehmed è stato ucciso nel silenzio di un'intera città: lo stesso silenzio che continua a ucciderne anche la memoria, a distanza di mesi.

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