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L’intervista alla mamma di Filippo Penati: “Mio figlio, tradito dal partito, è morto senza niente”

”Mio figlio è morto senza niente: il partito lo ha tradito”, è un doppio dolore quello di mamma Elena per la morte del figlio Filippo Penati e per il racconto accorato degli ultimi anni di vita dell’ex presidente della provincia di Milano, morto lo scorso 9 ottobre a causa di un tumore. Domenica la donna a 89 anni andrà a ritirare l’Ambrogino d’oro a Palazzo Marino che è stato dedicato proprio alla memoria del figlio.
A cura di Francesco Loiacono
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Filippo Penati
Filippo Penati

È ancora forte il dolore per mamma Elena che ha dovuto dire addio a suo figlio, strappatole via a 67 anni da un tumore. Perché il dolore di una madre si sa non è curabile. E lo sa anche lei che mentre parla della sua tristezza riesce però a raccontare con lucidità anche un altro dolore, quello che riguarda gli ultimi anni di vita di Filippo Penati, ex presidente della provincia di Milano e sindaco di Sesto San Giovanni. Il prossimo 7 dicembre a 89 anni mamma Elena si recherà a Palazzo Marino per ritirare l'Ambrogino d'oro alla memoria del figlio: "Sarò lì con i miei nipoti, i suoi due figli". Lo ha spiegato in un'intervista rilasciata a Candida Morvillo per Corsera. Un'intervista nella quale attacca duramente il Pd, accusandolo di aver lasciato solo il figlio, e dove ricorda con non poca rabbia il periodo successivo alle beghe giudiziarie di Penati che ha dovuto affrontare da solo, così come la sua malattia.

Elena racconta infatti che quando Penati è finito al centro di alcune vicende giudiziarie iniziate nel 2011 quando la procura di Monza lo ha iscritto nel registro degli indagati per i reati di concussione e corruzione in merito a presunte tangenti sulla riqualificazione dell'ex Area Falck, il Pd lo ha abbandonato: "Il partito gli ha chiesto subito indietro la tessera e si è costituito parte civile contro di lui", spiega l'anziana. Da quelle accuse però Penati è stato assolto in primo grado e poi anche in appello nel 2017. E a quel partito Elena che non si è mai iscritto ha sempre creduto, così come la sua famiglia da sempre schierata contro i fascisti.

A quelle accuse invece mamma Elena non ha mai creduto, perché convinta della bontà d'animo del figlio. E per questo gli è stata accanto in ogni momento. In particolare quando proprio a causa di quelle vicende "è morto senza niente": "Stava in affitto in 50 metri qui a Sesto. Per pagare gli avvocati, ho venduto la casetta comprata col Pep a Rapallo e i soldi non sono bastati", le parole della donna. Era stato lo stesso Penati, in un'intervista rilasciata all'Adkronos prima di morire, a parlare della rottura col Pd e delle vicende giudiziarie ancora in sospeso: "Sulla base di un semplice avviso di garanzia, senza sentire il dovere di ascoltarmi, in violazioni dello statuto e delle più elementari norme costituzionali sulla presunzione di innocenza, sono stato espulso da un giorno all’altro dal partito a cui avevo dedicato tanta parte della mia vita", aveva affermato Penati.  "Sono felice di aver dedicato tanta parte della mia vita alla politica. Termine che oggi ha spesso un valore dispregiativo, ma per me e per la mia generazione aveva un alto valore civile e morale. Significava occuparsi degli altri a partire dai più deboli".

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