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Covid 19

L’anestesista che ha scoperto il paziente 1: “Non ho più sentito Mattia, se vuole sono qui”

“Non ho più cercato Mattia, non voglio essere invadente. Ma se lui vuole, sono qui”. Così ha detto in un’intervista Annalisa Malara, l’anestesista dell’ospedale di Codogno che per prima ha diagnosticato un caso di Coronavirus nell’ormai noto paziente 1, il 38enne Mattia. A due mesi da quel momento l’anestesista racconta di come la sua vita non sia molto cambiata, nonostante l’aumento di popolarità.
A cura di Francesco Loiacono
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Annalisa Malara (foto Facebook Collegio Nuovo - Fondazione Sandra e Enea Mattei)
Annalisa Malara (foto Facebook Collegio Nuovo – Fondazione Sandra e Enea Mattei)
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Annalisa Malara è l'anestesista dell'ospedale di Codogno che ha diagnosticato il primo caso di Covid-19 in Italia. È lei che, con un'intuizione, cercando l'impossibile, ha eseguito il tampone su Mattia, il 38enne paziente 1 che ormai due mesi fa ha fatto sprofondare tutto il Paese nell'incubo del Coronavirus. Fino a quel momento Annalisa era una "semplice" anestesista di un piccolo ospedale lombardo, tra l'altro finito nelle polemiche per via di un attacco del premier Conte proprio sulla gestione del paziente 1. Adesso, dopo essere finita sui giornali e in tv, c'è anche una pagina di Wikipedia a lei dedicata. In un'intervista al "Corriere della sera", due mesi dopo l'intuizione che ha cambiato la storia d'Italia, Annalisa Malara, 38enne di Cremona, afferma però che la sua vita non è molto cambiata, anche se inevitabilmente la sua popolarità è aumentata e c'è gente sconosciuta che le scrive e la ringrazia. Tra coloro che sente non c'è però Mattia, il 38enne di Codogno che dopo un lungo periodo in terapia intensiva (a Codogno prima e al Policlinico San Matteo di Pavia, poi), è tornato a casa: "Qualche volta ho pensato di chiamarlo, ma non voglio essere invadente – ha detto la dottoressa al Corsera -. Ho paura di ricordargli quei momenti", ha spiegato, dicendo comunque di essere a disposizione semmai Mattia, nel frattempo diventato papà, la vorrà cercare.

Qualche donna in più nella gestione della sanità non guasterebbe

Al di là dell'aumento di popolarità, Annalisa continua a lavorare come prima, anche 14 ore al giorno. Lei che ha sempre voluto fare il medico fin da piccola, affascinata da Rita Levi Montalcini, non sopporta la retorica che vuole i medici "eroi" impegnati in una "guerra", anche se apprezza il fatto che il 20 febbraio si voglia istituire una festa in onore dei camici bianchi.  A due mesi dall'inizio dell'emergenza la dottoressa che ha scoperto per prima il Covid non si è ancora abituata al virus, alla sua velocità di trasmissione, al fatto che possa colpire chiunque, anche i propri parenti. Sugli attacchi di Conte all'ospedale di Codogno dice di esserci rimasta male, e ribadisce quanto ormai già noto: Mattia non rivelò subito dei contatti con una persona rientrata dalla Cina, ed è stato per questo che la diagnosi arrivò solo dopo qualche giorno, e grazie alla sua decisione presa in autonomia ed assumendosi tutte le responsabilità. La politica, però, spiega Annalisa, non fa per lei: anche se nella gestione della sanità, "qualche donna in più non guasterebbe". Chissà se potrà essere proprio lei.

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