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Ladri rubano anche il giubbotto di “Blade Runner” e la giacca di “007”: che fine hanno fatto?

In pochi mesi una banda di ladri ha svaligiato 16 negozi raccogliendo un bottino da 800mila euro. Tra le merce rubata, all’insaputa del gruppo, c’erano anche storici abiti di scena custoditi in uno dei negozi colpiti. Nessuno sa che fine abbiano fatto il giubbotto di Harrison Ford e la giacca di Daniel Craig, indossati sui seti di alcuni celebri film, che ora potrebbero essere finiti in un mercatino.
A cura di Salvatore Garzillo
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Il ladro incastrato ripreso dalle telecamere e incastrato dal tatuaggio
Il ladro incastrato ripreso dalle telecamere e incastrato dal tatuaggio

Non solo profumi per oltre 300mila euro, abiti per oltre 120mila euro, cellulari e tablet. Nei sacchi della banda di scassinatori sudamericani del centro di Milano sono finiti anche gli abiti di scena di “Blade Runner” e di “James Bond – Spectre”. Vestiti rubati inconsapevolmente e senza un preciso mandante, di cui ora non si ha più traccia e che potrebbero essere finiti in un mercatino della città. Senza saperlo, qualcuno potrebbe indossare lo storico giubbotto di Harrison Ford o la giacca di Daniel Craig. È solo uno dei tanti aspetti insoliti di un’indagine iniziata nel marzo 2018 e conclusasi stanotte con l’esecuzione da parte della Squadra mobile di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 persone (di cui 6 arrestate, manca ancora un uomo all’appello) accusate di aver commesso 16 colpi in pochi mesi. Bottino complessivo: 800mila euro.

Il mastro di chiavi

In manette quattro cileni, un argentino, un peruviano e un italiano, il 67enne Walter Bonafini, considerato a tutti gli effetti dagli investigatori il capo per la sua esperienza criminale e per la sua conoscenza di sistemi di sicurezza. Era lui che riusciva ad aggirare i sistemi dei negozi e a realizzare chiavi fisiche all'interno di una officina artigianale che aveva allestito in un box ad Arluno che la Mobile ha perquisito nel giugno scorso. «Bonafini è un bandito di altri tempi, appartiene quasi a una mala che non esiste più», ha commentato il procuratore aggiunto Laura Pedio. Nonostante l’età “professionale”, Bonafini restava costantemente aggiornato sulle novità tecnologiche applicate ai sistemi di sicurezza, studiava di continuo nuovi metodi per craccare i software. Il caso più eclatante è quello al negozio Mabel di via Vittor Pisani, a un chilometro e mezzo dalla questura. L’8 marzo 2018 è riuscito a forzare il sistema e a inibire il comando di attivazione dell’allarme senza che il proprietario se ne accorgesse. In questo modo, una settimana dopo, la batteria di ladri è entrata senza problemi nella boutique portando via profumi per quasi 400mila euro.

Tradici da un tatuaggio e da un barboncino

Bonafini era già dentro per un’altra vicenda, l’ordinanza gli è stata notificata in carcere. In quell’occasione aveva lavorato con italiani, il contatto con la banda di stranieri invece era nato frequentando la comunità attraverso la moglie sudamericana. Tra gli errori che ha commesso c’è quello di andare a fare un colpo con l’auto della compagna. A incastrare davvero i ladri però sono stati altri due elementi: un tatuaggio e un cagnolino. Il primo era il disegno di una pistola sul fianco di Luis Jonathan Sanchez Chavez, un peruviano di 29 anni, filmato dalle telecamere di due diversi negozi colpiti quando si è piegato per raccogliere la merce. Il cagnolino, invece, era di uno dei complici, così legato all’animale che poche ore prima di un furto aveva fatto un sopralluogo portando con sé il barboncino. Quando la notte scorsa i poliziotti sono andati a prenderlo a casa, il cane era lì che gli abbaiava contro.

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