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La donna che accusa Paolo Massari di stupro: “Voleva fossi la sua schiava, ho pensato di morire”

“Mi ha umiliata, voleva che fossi la sua schiava. Ho pensato di morire”. Questo il racconto della donna che accusa l’ex assessore milanese Paolo Massari di stupro. Il giornalista di Mediaset, che si è sempre professato innocente, sarà interrogato oggi. Intanto la vittima ricorda gli attimi di terrore che ha vissuto nel “bunker” dell’uomo, suo conoscente sin dall’adolescenza.
A cura di Filippo M. Capra
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Oggi, martedì 16 giugno, l'ex assessore di Milano Paolo Massari, accusato di aver stuprato una donna nella serata di sabato 13 giugno, sarà interrogato per rispondere delle accuse per cui ora si trova in carcere. Il giornalista di Mediaset, sin dal momento dell'arresto, si è professato innocente. Ieri, erano usciti i dettagli del verbale firmato dalla donna in questura a Milano, dove raccontava dei momenti di terrore vissuti e delle violenze fisiche e sessuali subite.

La vittima: Dicono mi sia inventata tutto, ma che vantaggio ne trarrei?

La donna, intercettata dal Corriere della Sera, dice di aver udito voci secondo le quali tutta la sua testimonianza sarebbe un'invenzione, chiedendosi quale sarebbe stato il vantaggio per lei. "Io tremo all’idea che possa uscire il mio nome, che i miei genitori vengano a saperlo, che la mia famiglia… Certo, ero così consenziente che avanzavo senza vestiti alle dieci di sera, non a notte fonda, cioè senza nessuno in giro, e la cosa neanche mi interessava…", racconta la donna mentre ricorda amaramente quanto sarebbe accaduto nella serata di sabato. La 56enne si dice terrorizzata e intenta solo a voler scappare.  "C’erano passanti, automobilisti, e io me ne fregavo, di essere nuda, capisce? Proprio non me ne vergognavo, non ci badavo affatto… Dovevo andarmene il più lontano possibile da lui e da quel posto orribile", continua.

La donna: Vive in un bunker, ho temuto di morire

Nella sua descrizione dei quaranta minuti di orrore che ha vissuto, la donna parla del luogo in cui sarebbe occorsa la violenza come di un "bunker, non un appartamento". Una sorta di prigione, "dove anche se avessi urlato non mi avrebbero sentita. Dove sarei morta ammazzata". Questo il pensiero che la tormentava maggiormente e che col passare dei minuti acquisiva sempre più i connotati della probabilità abbandonando quelli della possibilità.  "I minuti trascorrevano lentamente, e nella mia testa hanno cominciato a formarsi gli incubi: “Mi fa fuori”. Non era suggestione, era una presa d’atto… Ero prigioniera, non scorgevo una minima via di uscita", dice al Corriere.

Un finale di serata inaspettato, non pronosticato

La donna e Massari si conoscono da quando erano adolescenti. Entrambi studenti del liceo Parini, non sono mai stati più che amici. Eppure lei l'ha ricontattato per una spinta pubblicitaria, pare, e lui, che nei messaggi alludeva a pratiche sessuali anche spinte, l'aveva invitata a fare un aperitivo al bar Basso di viale Abruzzi. "Ho accettato l’invito all’aperitivo e, l’ammetto, è stato un bell’aperitivo – continua la donna -. Un momento piacevole". Ma se qualcuno le chiedesse se in quei momenti avesse avuto il presagio di quello che stava per accadere, la vittima dice che "non c’è stato niente che mi facesse immaginare un finale del genere".

Massari l'avrebbe portata a casa con l'inganno

Dal bar, si sono spostati presso l'abitazione di Massari grazie ad una scusa di quest'ultimo che voleva lasciare lo scooter per prendere la più comoda auto prima di raggiungere un ristorante dove poter cenare in tranquillità: "Paolo ha detto che siccome il tempo non era buono, era meglio prendere la macchina lasciando lo scooter a casa sua, lì vicino. Ci siamo andati, e una volta nel seminterrato è sceso il buio", racconta la donna mentre ricorda che alcuni pensano che se la sia cercata, teoria prontamente respinta dalla vittima che sottolinea come il fatto che una donna "debba difendersi come se fosse lei la colpevole, fa schifo".

La donna: Mi ha umiliata, voleva fossi la sua schiava

La donna parla poi della sua esperienza nel gestire le avances di un uomo, delle battutine, a tratti fastidiosi e pretenziose, e riconosce che "quando un uomo supera i cinquant’anni, entra in una dimensione nuova, quasi che ogni donna gli tocchi per diritto, poveretto, il fisico gli cede, la moglie l’annoia, i figli non li sopporta, e soprattutto non riesce più a corteggiare e avere, diciamo così, riscontri". Massari, sorvegliato a vista in carcere per timore di gesti estremi, è infatti divorziato e con due figli. Una volta arrivati nella casa-bunker, la vittima ricorda il cambiamento repentino dell'ex assessore milanese che ha iniziato a ordinarle cosa fare, pretendendo che la donna seguisse esattamente le sue indicazioni. "Mi ha umiliata, voleva che fossi la sua schiava", ricorda faticosamente la vittima mentre ripensa "a quel ghigno" sul volto del giornalista di Mediaset.

Forse non è la prima vittima

La violenza, poi, si sarebbe fermata all'improvviso perché, "forse appagato, si è fermato e ha acceso una sigaretta". È stato allora che la vittima racconta di essere riuscita a scappare passando sotto uno spazio lasciato aperto sotto la saracinesca del box in cui veniva tenuta prigioniera. "Lui era alle mie spalle, sullo sfondo", ricorda la vittima, "calmo e rilassato". Le ripeteva di rientrare, di non fare la matta. "Non mi stupirei se ci fossero state altre donne. Che non hanno denunciato", conclude la donna.

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