La 22enne fermata in Turchia per propaganda pro Pkk: “Ho avuto paura, ma trattata bene”

Dopo essere rientrata in Italia, la 22enne Giovanna Lanzavecchia, fermata in Turchia per propaganda filo Pkk, il partito dei lavoratori curdi, ha raccontato al Corriere della sera la sua esperienza. Un racconto in realtà indiretto, fatto dal padre della ragazza, Marco, che ha spiegato al quotidiano che la figlia ha avuto paura, anche se "è stata tratta bene e rispettata". Un elemento che il genitore della giovane, originaria di Caslino d'Erba vicino Como, aveva ripetuto fin dall'inizio della vicenda.
La 22enne era stata arrestata in Turchia il 19 marzo
Il fermo della ragazza è avvenuto lo scorso 19 marzo, durante una retata della polizia in un quartiere di Istanbul. Giovanna è stata portata in un centro di identificazione ed espulsione per aver espresso la propria opinione sulle condizioni di sfruttamento del popolo curdo e perché sulle sue pagine di alcuni social network sono state trovate foto e altro materiale di propaganda pro Pkk, un partito politico che il governo di Ankara assimila ad una vera e propria organizzazione terroristica. Dopo cinque giorni di detenzione a Istanbul, sempre assistita dal personale del consolato italiano in Turchia e dell'ambasciata – "Non ci stancheremo mai di ringraziarli", ha detto il padre di Giovanna – la ragazza lo scorso mercoledì è rientrata in Italia con un volo atterrato a Malpensa. Dopo essere stata interrogata dagli investigatori italiani ed essere passata brevemente da casa per abbracciare la sorella minore e la nonna, Giovanna è partita per una breve vacanza in montagna per cercare di dimenticare quanto accaduto.
Una cosa, però, Giovanna non ha intenzione di dimenticarla. Sono le altre donne e i bambini detenuti da lungo tempo nel suo stesso centro. Persone che l'hanno aiutata e confortata, arrivando perfino a cantare assieme a lei canzoni italiane per distrarla. Il tutto, nonostante le dure condizioni di detenzione nelle quali si trovavano. Condizioni che hanno convinto Giovanna a voler fare qualcosa "per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla loro situazione". Probabile dunque che l'esperienza vissuta dalla 22enne, che per fortuna si è risolta nel migliore dei modi, potrà fungere da spinta per aiutare anche chi non è stato altrettanto fortunato.