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L’allevamento di Green Hill è in vendita: “Troppe restrizioni sulla sperimentazione animale”

La multinazionale americana Marshall, proprietaria dell’allevamento Green Hill di Montichiari (Brescia), ha annunciato la messa in vendita della struttura. La causa sarebbero le norme troppo restrittive sulla sperimentazione animale in Italia. L’allevamento è al momento fermo: dissequestrato dalla magistratura dopo la condanna in secondo grado dei suoi vertici, non può riprendere le attività perché l’allevamento di cani come cavie è stato vietato nel nostro Paese.
A cura di Francesco Loiacono
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L'allevamento Green Hill è in vendita. Ad annunciarlo con una nota la multinazionale americana Marshall, proprietaria dell'allevamento di cani di razza beagle di Montichiari (Brescia) al centro di una lunga vicenda giudiziaria. L'allevamento si trova al centro di un vero e proprio paradosso. Dissequestrato dalla magistratura dopo che i suoi vecchi vertici – la rappresentante legale della società, Ghislaine Rondot, il veterinario aziendale Renzo Graziosi e il direttore di Green Hill, Roberto Bravi – sono stati condannati in secondo grado per maltrattamento e uccisione di animali, non può infatti riprendere le attività in quanto l'Italia, con il decreto 26 del 2014, ha vietato l'allevamento di cani, gatti e primati da utilizzare come cavie.

Il nostro Paese si trova così al centro di un caso: per via di questo decreto – e su sollecitazione di alcune farmaceutiche – ha ricevuto dalla Commissione europea un avviso di messa in mora – ma secondo la Lav sarebbe solo una richiesta di informazioni – primo passo della procedura di infrazione. Bruxelles, in sostanza, vuole capire se le norme italiane sulla sperimentazione animale siano troppo restrittive rispetto agli altri Paesi europei, esattamente l'accusa che adesso la multinazionale americana sta utilizzando per "giustificare" l'abbandono del nostro Paese: una decisione "sofferta" che lascerà senza lavoro i due dipendenti dell'allevamento.

La Lav: "Green hill violava la legge e maltrattava gli animali"

Secondo la Lega antivivisezione, però, la multinazionale americana starebbe facendo vittimismo: "In Italia le leggi non le fa la Marshall e la normativa italiana è all’avanguardia su quello che impone l’Europa dal Trattato di Lisbona in poi: la protezione degli animali quali esseri senzienti. Nessun vittimismo, giudici differenti e due sentenze di condanna confermano le nostre ragioni – ha spiegato la Lav in un'agenzia -. Quel benessere che sarebbe violato dal recepimento restrittivo della Direttiva era invece quello che più magistrati hanno accertato mancare in un allevamento intensivo del calibro di Green Hill, condannato per maltrattamento ed uccisione di animali in secondo grado con confisca di tutti gli animali". Per gli animalisti la vendita dell'allevamento Green Hill è un "segnale positivo" per l'Italia, Paese che "può, e deve, investire in tecniche innovative e utilizzare fondi per lo sviluppo di sperimentazioni alternative agli animali".

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