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Inchiesta Expo, Sala si difende: “Fatti travisati e accuse infondate”

I legali del sindaco di Milano Beppe Sala hanno depositato una memoria difensiva presso la procura generale per chiedere l’archiviazione del loro assistito. Sala è indagato in qualità di ex amministratore delegato di Expo per falso materiale e ideologico e turbativa d’asta. Secondo gli avvocati si tratta di accuse infondate e pretestuose basate su fatti travisati.
A cura di Francesco Loiacono
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Una memoria difensiva di 71 pagine per cercare di uscire dalla grana giudiziaria dell'ultima inchiesta sull'Expo, che lo vede indagato con le accuse di falso materiale e ideologico e turbativa d'asta. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, prova a scrollarsi di dosso il suo passato da commissario unico e amministratore delegato di Expo 2015. Lo fa affidandosi ai suoi legali Salvatore Scuto e Stefano Nespor, che hanno depositato ieri mattina un faldone presso la procura generale per chiedere l'archiviazione dell'attuale primo cittadino milanese: ultima arma prima dell'eventuale e probabile richiesta di rinvio a giudizio, atto che solitamente segue l'avviso di chiusura delle indagini.

I legali: Sala ha realizzato un'impresa impossibile

Nelle pagine della memoria difensiva gli avvocati prima smontano le accuse, giudicate "infondate e pretestuose", poi passano al contrattacco sottolineando l'onorabilità e la correttezza del loro assistito "che, tra enormi difficoltà, è riuscito a realizzare, sempre in modo trasparente e nel rispetto della legge un'impresa che a molti sembrava impossibile, e cioè l'apertura di Expo alla data prefissata, evitando danno d'immagine irreversibili a Milano e all'Italia".

Secondo gli avvocati i magistrati che hanno indagato finora su Sala hanno travisato i fatti, ricostruendo la vicenda in maniera "tendenziosa, errata e superficiale". A influire sulle loro convinzioni sarebbe stata "una superficiale conoscenza sia della normativa generale sulle gare pubbliche, sia della particolare categoria delle gare pubbliche per le quali la normativa prevede la possibilità di adottare deroghe (nella quale rientrava la gara per la piastra di Expo 2015), sia infine della specificità della gara della Piastra a seguito delle deroghe introdotte e delle decisioni assunte dal commissario governativo".

I legali hanno quindi chiesto "un ripensamento da parte della procura generale al fine di non aggravare i danni già prodotti dalle ipotesi di reato anticipatamente diffuse dalla stampa nazionale all'onorabilità e alla correttezza del dottor Sala".

Per cosa è indagato Beppe Sala

Beppe Sala è indagato come ex ad di Expo per due vicende distinte, seppur legate tra loro. Sala è accusato di falso materiale e ideologico per aver retrodatato la nomina di due commissari che hanno poi fatto parte della commissione esaminatrice della cosiddetta Piastra, vale a dire l'appalto più importante dell'Expo, dal valore di 272 milioni di euro. Si tratta in sostanza del "pavimento" su cui poi sono stati costruiti tutti i padiglioni che hanno ospitato i diversi Paesi che hanno partecipato all'Expo. A dicembre, quando la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Sala è stata resa nota, il sindaco si era autosospeso per alcuni giorni, salvo poi ritornare nel pieno esercizio delle proprie funzioni.

Alla notifica dell'atto di chiusura delle indagini (a fine giugno) è poi emerso che Sala è indagato anche per turbativa d'asta. Avrebbe stralciato dall'appalto complessivo della Piastra la parte relativa alla fornitura di alberi e verde, senza però modificare il bando. Dopo aver appreso di questo nuovo capo di accusa, Sala aveva affermato: "Provo solo una profonda amarezza, soprattutto pensando a quanto ho sacrificato per poter fare di Expo un grande successo per l’Italia e per Milano. Troverò in ogni caso in me le motivazioni per continuare a svolgere con la massima dedizione possibile il mio lavoro al servizio della mia città".

Le indagini su Sala avocate dalla procura generale

L'inchiesta sulla Piastra è stata al centro della "guerra" andata in scena nella procura della Repubblica di Milano tra l'ex procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e il magistrato Alfredo Robledo. A indagare sull'ex ad di Expo è ora la procura generale presso la Corte d'Appello di Milano, che ha avocato a sé un'inchiesta prima condotta dalla procura della Repubblica, che aveva chiesto l'archiviazione per Sala e altri indagati nel medesimo procedimento. Il giudice Andrea Ghinetti si era però opposto alla richiesta dei pubblici ministeri, e il caso era passato alla procura generale, coordinata dal sostituto procuratore Felice Isnardi.

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