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Inchiesta Expo, chiesti tredici mesi per il sindaco di Milano Giuseppe Sala

Il sostituto procuratore generale di Milano, Massimo Gaballo, ha chiesto una condanna di 13 mesi per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, imputato nel processo sull’appalto per la Piastra dei servizi di Expo. Secondo l’accusa è provata “ogni oltre ragionevole dubbio” la retrodatazione dei verbali al centro dell’inchiesta. Inoltre l’ex amministratore unico dell’esposizione universale sarebbe da condannare “anche se avesse agito in buona fede” e non per una volontà di nuocere.
A cura di Simone Gorla
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Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

Una condanna a tredici mesi per falso ideologico e materiale. È la richiesta del sostituto procuratore generale di Milano, Massimo Gaballo, per il sindaco di Milano Giuseppe Sala, imputato nel processo sull'appalto per la Piastra dei servizi di Expo. Il primo cittadino di Milano è a giudizio come ex amministratore dell'esposizione universale. Secondo l'accusa avrebbe retrodatato due verbali con cui, nel maggio del 2012, sono stati sostituiti due componenti della commissione di gara per l'assegnazione del maxi appalto, poi vinto dalla Mantovani, per evitare di dover annullare la procedura. Per il sostituto pg la retrodatazione degli atti è "provata oltre ogni ragionevole dubbio" mentre sarebbe "non credibile" la spiegazione fornita in aula dallo stesso Sala, che aveva spiegato la decisione di modificare le date con la necessità di non perdere tempo per non pregiudicare la riuscita della manifestazione. In sostanza, secondo l'accusa il sindaco di Milano sarebbe colpevole anche se avesse agito senza volontà di nuocere.

La difesa di Giuseppe Sala: Non sapevo della retrodatazione dei verbali

"Non ho mai avuto consapevolezza della retrodatazione dei verbali", si era difeso Sala nella sua deposizione in aula un mese fa. L'ex amministratore unico di Expo aveva risposto per quasi un'ora alle domande del sostituto procuratore Gaballo, ricostruendo il proprio ruolo nella vicenda che lo ha visto coinvolto a più riprese a partire dalle prime accuse mosse nei suoi confronti nel dicembre del 2016. Quello della retrodatazione "per me è stato uno dei tanti problemi di Expo e risolto in modo abbastanza veloce. Dopo guardando le carte ho avuto consapevolezza della cosa – aveva ricordato Sala – la procedura comportamentale era abbastanza standard, i documenti da firmare me li portava la mia assistente. L'importante è che chi aveva voce in capitolo avesse verificato il contenuto". Il sindaco aveva sottolineato di aver dovuto leggere o firmare nei decine di migliaia di pagine mesi nel corso dell'organizzazione di Expo, spesso "in maniera sommaria, sulla fiducia". Alla domanda sul futuro del processo e su una sua possibile assoluzione, il sindaco aveva risposto: "Lo spero fortemente".

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