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Incendio in un palazzo a Milano, morto il ragazzino intossicato. L’ultima telefonata: “Mamma ho paura”

Haitam, il ragazzino di 13 anni che da ieri era in fin di vita dopo l’incendio del palazzo in via Cogne, a Milano, è morto questa mattina. Era tenuto in vita artificialmente all’ospedale Sacco: “Ciao piccolo angelo”, ha scritto il presidente del Consiglio di municipio 8, Fabio Galesi.
A cura di Francesco Loiacono
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Era tenuto in vita artificialmente all'ospedale Sacco, attaccato al macchinario Ecmo che garantisce la circolazione extracorporea cuore polmoni. Haitam, 13 anni, il più grave ferito del rogo scoppiato ieri in un palazzo di Quarto Oggiaro, a Milano, non ce l'ha fatta: è purtroppo morto questa mattina. Il bimbo, nato a Milano da genitori marocchini, era da solo in casa quando è divampato l'incendio. Le fiamme sono partite da un appartamento al decimo piano del palazzone di case popolari in via Cogne, di proprietà del Comune e gestito da Mm, proprio sotto quello in cui abitava il ragazzino, che quando è stato soccorso dai vigili del fuoco era privo di sensi nella vasca da bagno, dove aveva cercato scampo.

La telefonata alla madre: Ho paura, è tutto pieno di fumo

Subito dopo le prime avvisaglie dell'incendio, quando il fumo aveva ormai invaso il suo appartamento, il piccolo, come ha raccontato Cesare Giuzzi sul "Corriere della sera", ha chiamato la sua mamma, che era fuori per lavoro: "Mamma ho paura, è tutto pieno di fumo…". Sono state le sue ultime parole. Haitam era in casa perché, soffrendo di disturbi della personalità, sarebbe dovuto andare nei prossimi giorni in una scuola speciale, un istituto protetto. Il padre non vive più con la famiglia, mentre le sorelle erano a scuola. Lui, un gigante per la sua età (è già alto un metro e ottanta), era benvoluto da tutti nello stabile: "Ciao piccolo angelo", ha detto il presidente del Consiglio di municipio 8, Fabio Galesi.

Un guasto alla caldaia la causa dell'incendio

Mentre esplode il dolore di parenti e conoscenti per il piccolo Haitam, ci si concentra sulle cause della tragedia, che avrebbe potuto avere un bilancio ancora più grave. Sembra trovare conferme quanto affermato da una residente dello stabile a Fanpage.it: la donna aveva detto di aver sentito un rumore di una caldaia che esplodeva poco prima dell'incendio. Una versione confermata agli inquirenti anche dall'inquilino dell'appartamento da dove sono partite le fiamme, che ha indicato in un guasto alla caldaia che si trova sul balcone la causa del rogo. Il suo racconto dovrà essere confermato dai carabinieri della compagnia Porta Magenta, che indagano sulla vicenda assieme ai vigili del fuoco e con il coordinamento del pubblico ministero Ilaria Perinu.

Mobili, rifiuti e materassi accatastati hanno favorito le fiamme

Oltre alle cause che hanno scatenato le fiamme, l'incendio ha portato alla luce due altri aspetti legati alla scarsa manutenzione e al degrado nel palazzo: pare infatti che uno degli impianti antincendio nel cortile dello stabile non fosse funzionante a causa di manutenzione scarsa o assente. Così come sembra che l'intenso fumo nero, che ha ucciso il piccolo Haitam, sia stato favorito anche dalla presenza di mobili, rifiuti e perfino materassi accatastati sui balconi e nei corridoi. Oggetti che hanno alimentato il rogo, rendendo difficile l'intervento dei vigili del fuoco e facendo diventare gli ultimi piani del palazzo di via Cogne una trappola mortale per un ragazzino di 13 anni.

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