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Il fratello di Hina, sgozzata 12 anni fa dal padre, rimuove la foto dalla lapide: “Troppo spogliata”

Il fratello di Hina Saleem, la ragazza pachistana di 20 anni che nel 2006 venne uccisa dal padre nel Bresciano e poi sepolta nel giardino di casa, ha rimosso la foto della sorella dalla lapide nel cimitero Vantiniano di Brescia: “L’ho tolta per questioni di decoro, Hina era troppo spogliata, indossava una canottiera rosa e per la nostra religione non è rispettoso apparire così su una tomba”.
A cura di Francesco Loiacono
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Hina Saleem, sgozzata dal padre nel 2006 (Wikipedia)
Hina Saleem, sgozzata dal padre nel 2006 (Wikipedia)

Sta facendo discutere in queste ore la scelta del fratello di Hina Saleem, la ragazza pachistana di 20 anni che nel 2006 venne uccisa dal padre a Ponte Zanano, frazione di Sarezzo in provincia di Brescia, e poi sepolta nel giardino di casa. Il parente della ragazza ha infatti rimosso la foto della sorella dalla lapide nel cimitero Vantiniano di Brescia: "L'ho tolta per questioni di decoro – ha detto il giovane al "Corriere della sera" – Quella foto non andava bene. Hina era troppo spogliata, indossava una canottiera rosa e per la nostra religione non è rispettoso apparire così su una tomba". L'autore del gesto, che è il fratello maggiore di Hina, dopo l'arresto del padre Mohammed è diventato il capofamiglia. Suleman, questo il suo nome, ha spiegato di aver preso la decisione solo dopo averne parlato con la famiglia, assicurando che, nonostante l'Islam vieti i ritratti dei defunti, sostituirà presto la vecchia foto di Hina (che è simile a quella con cui la ragazza viene solitamente ricordata, anche su Wikipedia) con una "più decorosa": "Anche nelle vostre chiese non si può entrare in quel modo", ha aggiunto il giovane.

La vicenda di Hina è sempre stata molto controversa: in un'intervista rilasciata a dieci anni dalla morte della ragazza la madre aveva affermato che la figlia era diventata simbolo "di una storia di integralismo che non è mai esistita". Per anni (e ancora oggi) molti mezzi di informazione nel parlare dell'efferato omicidio scrivono che Hina è stata uccisa perché il padre non accettava il suo stile di vita occidentale. In realtà la Cassazione, nelle motivazioni della condanna definitiva a 30 anni, scrisse che il padre della ragazza agì "non già su ragioni o consuetudine religiose o culturali, bensì sulla rabbia per la sottrazione al proprio reiterato divieto paterno", cioè per "un patologico e distorto rapporto di possesso parentale".

L'omicidio di Hina resta naturalmente un episodio efferato. E a 12 anni dalla sua brutale uccisione la ragazza non riesce ancora a trovare pace. A giugno di quest'anno un anonimo benefattore aveva donato una lapide per ricordare la giovane, sopperendo così alle difficoltà economiche della famiglia. Adesso però il sorriso di Hina è stato "oscurato" ancora una volta da un suo famigliare.

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