In una regione arrivata a oltre 15.200 morti, più di 100 nella sola giornata di ieri, e dove sempre ieri si è registrata più della metà di tutti i nuovi casi di coronavirus in tutta Italia, il governatore dice che si è riusciti a contenere "talmente bene" il contagio "che oggi siamo tra le 3 o 4 regioni che hanno il migliore indice di diffusione del virus". Parole di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, lì da dove l'epidemia di Covid-19 è partita, lo scorso 20 febbraio. Si potrebbe pensare a uno scivolone, dettato magari dalla stanchezza del periodo, se non fosse per i precedenti. L'impressione, sentendo anche dichiarazioni passate di Fontana e di esponenti primari della sua giunta, dall'assessore al Welfare Giulio Gallera al vice presidente della giunta Fabrizio Sala, è che tra i vertici lombardi manchi completamente qualsiasi forma di autocritica e non ci si ponga nemmeno il più piccolo dubbio sul fatto che, forse, alcune cose potevano essere fatte in maniera diversa.
E invece no: da quel "sono in pace con la mia coscienza e rifarei tutte le scelte" di Fontana, al "rifarei tutto" di Gallera riferito a una contestata delibera sui pazienti Covid nelle Rsa, passando per le parole di Sala che a Fanpage.it aveva attribuito tutte le colpe sulla diffusione del virus a una "casualità" e si era detto sicuro di aver fatto tutto il possibile, non può che colpire questo atteggiamento che è un misto di mancanza di umiltà, sfrontatezza e cecità. Com'è possibile, a meno di non vivere in una dimensione parallela, non vedere che la Lombardia, tanto decantata per i suoi primati, è stata e continua a essere la grande malata d'Italia per quanto riguarda la diffusione del virus? Com'è possibile non dubitare, nemmeno un istante, delle decisioni prese? Giusto per dire: perfino un altro Sala, il sindaco di Milano, ha fatto autocritica per il famoso video "Milano non si ferma" che in un momento ancora troppo prematuro dell'epidemia ha spinto la gente a provare a inseguire una pericolosa normalità. Anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha fatto mea culpa per lo stesso motivo. Nessuno, in questa pandemia, ha avuto ben chiaro cosa fare. Ma c'è chi, almeno, adesso inizia a guardarsi indietro e a dubitare di qualche scelta. La giunta lombarda no: e questa pervicacia nell'autoassolversi da qualsiasi responsabilità fa un po' paura, alla vigilia di una nuova fase di riaperture che potrebbe far impennare di nuovo un contagio che, stando a quanto vedono dai piani alti di Palazzo Lombardia, è stato contenuto talmente bene da potersene quasi vantare.