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Fontana a De Luca: “Non chiuderemo mai la porta ai campani che vengono in Lombardia per curarsi”

“Caro governatore Vincenzo De Luca, sappia che qualunque cosa accada noi non chiuderemo mai la porta ai 160mila italiani, tra cui circa 14mila campani, che ogni anno scelgono di venire in Lombardia per farsi curare”. Così il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha risposto al suo collega Vincenzo De Luca, che aveva detto di essere pronto a chiudere i confini della sua regione in caso di riapertura delle Regioni più colpite dal coronavirus. Sulle riaperture Fontana ha poi affermato: “Un rischio se alcune regioni aprono prima”.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo il botta e risposta con la Regione Lazio sul tema delle Rsa, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana risponde, a distanza, anche al governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Il governatore campano del Pd aveva detto di essere pronto a chiudere i confini della sua regione in caso di riapertura delle Regioni più colpite dal coronavirus, come la Lombardia e aveva anche parlato di un "crollo psicologico" degli amministratori del Nord Italia. Intervenendo questa mattina alla trasmissione Centocittà su Radio1, Fontana ha affermato: "Credo che abbia sbagliato e che queste scelte si debbano in caso fare di comune accordo e non certamente per imposizione di una parte rispetto all'altra". E sul presunto crollo: "Credo che De Luca si confonda, è un po' che non mi telefona e credo che non si renda conto che non sono assolutamente crollato, ma sono lucidissimo". Ma la vera frecciata è arrivata poco dopo su Facebook: "Caro governatore Vincenzo De Luca, sappia che qualunque cosa accada noi non chiuderemo mai la porta ai 160mila italiani, tra cui circa 14mila campani, che ogni anno scelgono di venire in Lombardia per farsi curare", ha scritto Fontana.

Fontana: Un rischio se alcune regioni aprono prima

Nel corso del suo intervento a Centocittà Fontana ha parlato anche della cosiddetta "Fase 2", ossia delle riaperture, definendo "un grosso rischio" l'ipotesi che l'apertura sia differenziata e che alcune regioni meno colpite aprano prima della Lombardia: "Il contagio non si diffonde se c'è rispetto delle regole" – ha detto il governatore leghista -. Se tutti rispettassimo le stesse regole riusciremmo a contenerlo, se così non fosse non dovrebbe riaprire nessuno. O siamo in grado di contenere il contagio e allora si apre tutti o altrimenti non siamo in grado e non c'è chi apre più e chi meno". Fontana ha poi parlato dell'incontro della cabina di regia nazionale che si è tenuto sabato, da cui "è uscito che si sarebbero date linee generali per tutto il Paese e che si sarebbero esaminati nel dettaglio i tipi di apertura". Sul trasporto pubblico il tema è di evitare affollamenti con accessi regolati e limitati, ma anche col dilazionamento delle attività lavorative su orari e giornate differenti, "ad esempio turnando su 7 giorni". Questo però comporterà meno introiti per le aziende del Tpl, un aspetto di cui il governo dovrà tenere conto. In merito alla riapertura dei locali pubblici in Lombardia, rispondendo ad un'altra domanda, il governatore ha detto che si dovrà aspettare una valutazione dei tecnici: "Tutto dipende dalla possibilità di evitare il contagio".

Sulla delibera delle Rsa nessun'accusa e nessuno scaricabarile

Ultimo argomento trattato da Fontana è stato quello che ha scatenato la polemica con Zingaretti: le residenze sanitarie assistenziali. "Non avevo nessuna intenzione di accusare nessuno, ho scoperto che le due libere erano assolutamente identiche e ho detto che se è buona quella di Zingaretti è buona anche la mia", ha detto Fontana. Per quanto riguarda il trasferimento dei pazienti Covid nelle Rsa, argomento su cui da giorni infervorano le polemiche e su cui anche la magistratura intende fare luce, Fontana ha precisato di non aver detto di essere stato consigliato dai tecnici, ma che "sono i tecnici che hanno controllato se c'era il rispetto delle condizioni messe nella delibera" per accogliere pazienti con Coronavirus nelle strutture, cioè "locali assolutamente isolati e personale dedicato". "Non potevo andare io a controllare e hanno controllato i tecnici – ha detto il governatore replicando a chi lo aveva accusato di aver fatto uno scaricabarile sulle Ats -. Non ho assolutamente accusato nessuno di nulla", ho "solo detto che c'era stata una distribuzione dei compiti".

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