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Fidanzati morti nell’incendio sui Navigli: Rosita e Luca forse soffocati dai fumi di vernici

Rosita Capurso e Luca Manzin, i giovani fidanzati morti nell’incendio del loro bilocale sul Naviglio grande a Milano, potrebbero essere stati storditi dal fumo di vernici e solventi presenti in casa. Le fiamme sarebbero partite da una batteria di un monopattino lasciata in carico: i vapori delle sostanze chimiche avrebbero poi impedito ai due giovani di reagire con lucidità. Si attende l’esito delle autopsie sulle salme.
A cura di Francesco Loiacono
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Rosita Capurso e Luca Manzin, i fidanzati morti nell'incendio della loro casa sui Navigli
Rosita Capurso e Luca Manzin, i fidanzati morti nell'incendio della loro casa sui Navigli

C'è la probabile causa delle fiamme: una batteria di un vecchio monopattino lasciata in carica. E c'è, adesso, anche la probabile circostanza che ha contribuito a stordire e poi a uccidere Rosita Capurso e Luca Manzin, i due giovani fidanzati morti nella notte tra giovedì e venerdì nell'incendio del loro bilocale sul Naviglio grande, a Milano. Si tratterebbe, stando a quanto riporta Cesare Giuzzi sul "Corriere della sera", di vernici e solventi che si trovavano in casa e che sono stati interessati dalle fiamme. Nel rogo avrebbero sprigionato vapori che forse hanno contribuito a intontire i due giovani, che non sono riusciti a scappare: lui, 29enne originario di Aulla, è stato trovato nel letto, segno che forse non si è nemmeno accorto di quanto stesse accadendo, morendo soffocato per i fumi. Lei, la 27enne Rosita, avrebbe invece cercato di spegnere le fiamme: è stata trovata dai vigili del fuoco in bagno, vicino a una bacinella.

Aperta un'inchiesta: si attende l'esito dell'autopsia

I motivi per cui i due giovani non siano riusciti a scappare dal loro bilocale in Alzaia Naviglio grande 156, casa di proprietà del padre di Rosita, sono al centro dell'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti condotta dal pubblico ministero Gaetano Ruta. L'autopsia sulle salme dei due giovani fidanzati sarà determinante per capire le esatte cause della morte e verificare la presenza di tracce di vernici e solventi che potrebbero aver offuscato i riflessi di Rosita, unica come si è detto ad essersi accorta delle fiamme, impedendole di reagire con lucidità di fronte al rogo. Pare infatti che, a differenza di quanto emerso in un primo momento, la porta di ingresso vicino alla quale sono partite le fiamme non fosse l'unica via d'uscita della casa: non si capisce dunque perché la ragazza non si sia subito diretta verso la finestra che dà sul balcone. Chiaramente è difficile capire cosa possa essere passato nella mente della giovane, svegliata in piena notte dalle fiamme e dal fumo: purtroppo nemmeno le parenti che vivevano nello stesso edificio, una zia e la compagna del padre, sono riuscite a salvare i giovani, bloccate dalle chiavi inserite dall'interno nella serratura e dal muro di fumo che proveniva dal bilocale. Un appartamento dove, a quanto pare, tutto era in regola: circostanza che contribuisce ad alimentare il dolore per una tragedia provocata da una serie di imprevedibili concause.

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