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Falso allarme coronavirus a Merate per una bimba, era solo febbre: “No a diffidenza verso i cinesi”

Falso allarme coronavirus ieri sera all’ospedale Mandic di Merate, per una bimba italiana con febbre che negli scorsi giorni era stata in contatto con una bambina cinese da poco rientrata dal Paese asiatico. L’allarme è subito rientrato e la bimba è stata dimessa: si trattava di semplice febbre. Dalla Asst precisano: “I medici di medicina generale e i pediatri di famiglia dovrebbero attenersi strettamente ai protocolli regionali e non inviare casi sospetti in Ps ma contattare direttamente i centri di malattie infettive identificati dalla Regione. No all’irragionevole diffidenza verso le persone di nazionalità cinese”.
A cura di Francesco Loiacono
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Falso allarme coronavirus nella serata di ieri all'ospedale San Leopoldo Mandic di Merate, in provincia di Lecco. Nel pronto soccorso della struttura ospedaliera è stata visitata una bambina italiana con febbre, ma in condizioni cliniche definite buone dai medici. A far preoccupare i genitori è stata una circostanza: la bimba nei giorni scorsi era infatti stata in contatto con una bimba di nazionalità cinese che era da poco tornata dalla Cina. La bimba cinese, tuttavia, non presentava alcun sintomo. L'arrivo del caso "sospetto" – ma in realtà la bimba non rientra assolutamente tra i 33 casi presi in esame finora in Lombardia, 28 dei quali già risultati negativi – ha fatto scattare il protocollo d'emergenza al pronto soccorso, con gli altri pazienti che sono stati spostati in altre stanze.

L'Asst: L'allarme non crei irragionevole diffidenza verso i cinesi

L'allarme, secondo quanto comunicato dall'Azienda socio sanitaria territoriale di Lecco, è subito rientrato dopo attenta anamnesi della piccola paziente, che ha ricostruito la sua storia e quanto accaduto: la sua compagna di classe cinese era rimasta a casa per due giorni per motivi personali, ma non aveva mai avuto la febbre né altri sintomi. L'Asst di Lecco, anche per arginare la psicosi che sta accompagnando l'emergenza coronavirus, ha diffuso alcune considerazioni su quanto accaduto: "La bambina fin da subito non rientrava nelle categorie previste dalla definizione di caso del Ministero della Salute che – è importante ribadirlo – prevedono la valutazione di persone con una storia di recente viaggio in Cina (negli ultimi 14 giorni) e che presentino una sintomatologia febbrile accompagnata da interessamento delle vie aeree. Nel caso in questione la bambina non aveva le caratteristiche suddette ed è stata quindi dimessa". L'Asst ha poi aggiunto: "I medici di medicina generale e i pediatri di famiglia dovrebbero attenersi strettamente ai protocolli regionali e non inviare casi sospetti in Ps ma contattare direttamente i centri di malattie infettive identificati dalla Regione. Un’ultima considerazione – si legge nella nota diffusa dalla Asst – l'allarme diffuso in questi giorni non deve creare una irragionevole diffidenza verso le persone di nazionalità cinese".

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