Expo 2015, chiusa inchiesta-bis sulle “Vie d’acqua sud”: tra gli indagati il figlio di Acerbo
Si chiude anche il secondo filone d'inchiesta relativo all'assegnazione dell'appalto delle Vie d'acqua sud per Expo 2015. La prima tranche dell'inchiesta fu il secondo forte terremoto che scosse l'Esposizione universale, portando all'arresto dell'ex responsabile del Padiglione Italia Antonio Acerbo, il quale poi patteggiò tre anni di carcere e versò 100mila euro di risarcimento alla società Expo Spa. Adesso, dopo il padre, tocca al figlio: sarebbe stato per favorire il giovane Livio Acerbo, infatti, che il padre Antonio avrebbe influenzato l'aggiudicazione dell'appalto sulle Vie d'acqua sud – 42,5 milioni di euro il valore – facendolo vincere a un'Associazione temporanea d'imprese guidata dalla Maltauro e in cui figurava anche l'impresa Tagliabue.
Indagata anche la società Expo 2015 Spa
Proprio la Maltauro, secondo l'accusa come contropartita dell'accordo, il 27 aprile del 2012 avrebbe stipulato "un contratto fittizio per prestazioni professionali" con una delle società di Livio Acerbo, per un valore di 36mila euro. Questi soldi, insieme a una promessa di altri 150mila euro, sono le cifre contestate dagli inquirenti agli indagati in questo secondo filone d'indagine. Indagine che vede accusati di corruzione aggravata e turbativa d'asta il figlio di Acerbo, gli imprenditori Enrico Maltauro e Giuseppe Asti e il legale rappresentante della Sps srl Arturo Donadio. Per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti risultano indagate anche due società riconducibili a Livio Acerbo, le imprese di costruzione Maltauro e Tagliabue e la società Expo Spa: l'azienda di via Rovello è implicata anche nell'inchiesta ai danni del governatore lombardo Roberto Maroni per le presunte pressioni ai danni di Expo per favorire la sua ex collaboratrice al ministero degli Interni, Maria Grazia Paturzo.