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Elena, la ragazza morta nell’incendio in ospedale a Bergamo mentre era legata. La madre: “Giustizia”

Si chiamava Elena Cometto la ragazza morta carbonizzata lo scorso 13 agosto nell’incendio divampato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La giovane, 19enne italo-brasiliana, scriveva poesie e voleva studiare Filosofia. Era stata ricoverata a Bergamo dopo aver tentato il suicidio: quando le fiamme sono divampate, forse innescate dalla stessa 19enne con un accendino, la ragazza era legata al suo letto d’ospedale e non è riuscita a fuggire. Sull’episodio sono aperte due inchieste, una interna e l’altra per omicidio colposo da parte della procura di Bergamo. La madre della ragazza, su Facebook, chiede giustizia.
A cura di Francesco Loiacono
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Elena Casetto con la madre India (da Facebook)
Elena Casetto con la madre India (da Facebook)

Dallo scorso 13 agosto India Bahia Souza Venet, la mamma della ragazza morta in un incendio all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, non fa che pubblicare su Facebook messaggi e foto dedicati alla figlia Elena. Messaggi di dolore, ma anche pieni di rabbia e di determinazione: quella di una madre che vuole sapere la verità sulla tragedia che le ha tolto l'amata figlia, e chiede giustizia per quanto accaduto. Elena Casetto, 19 anni, è morta la mattina del 13 agosto nel reparto di Psichiatria dell'ospedale bergamasco, nel quale era ricoverata dall'8 agosto dopo aver tentato il suicidio. Una morte orrenda: stando ai primi risultati dell'autopsia la giovane sarebbe deceduta a causa delle esalazioni di monossido di carbonio e per le ustioni provocate dalle fiamme divampate al terzo piano della Torre 7 dell'ospedale Papa Giovanni XXIII. Elena non poteva scappare: era infatti contenuta, termine tecnico che vuol dire legata, al letto mediante lacci, dopo essere stata sedata. Probabilmente la ragazza aveva dato segni di agitazione e proprio per questo era stata legata al letto.

Le indagini e i dubbi sulla vicenda

Non è ancora chiaro chi abbia appiccato il rogo, la cui origine è dolosa: la procura di Bergamo ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti anche se l'ipotesi principale è che sia stata la stessa 19enne, con un atto di autolesionismo, ad appiccare l'incendio. A sostegno di questa ipotesi vi sarebbero alcuni frammenti di accendino bruciato che sono stati trovati sul corpo della 19enne. Ma la scoperta non fa che alimentare altre domande: com'è possibile che a una paziente ricoverata in Psichiatria in stato di agitazione sia stato lasciato un oggetto così pericoloso come un accendino? E com'è possibile che il rogo si sia esteso velocemente, se di norma i materiali delle stanze sono ignifughi? Domande a cui cercheranno di rispondere sia il pubblico ministero Letizia Ruggeri, titolare del fascicolo in procura, sia l'inchiesta interna avviata dalla commissione dell’Agenzia di tutela della salute (Ast) e dall'Azienda socio sanitaria territoriale Papa Giovanni XXIII.

Il Garante critica la contenzione per i pazienti psichiatrici

Domande a cui anche la madre di Elena cerca una risposta: Chiedo giustizia – ha scritto la donna, che si è rivolta all'avvocato Giuseppe Capeto di Caltagirone, su Facebook – Ciò che è accaduto in quell'ospedale deve essere chiarito.
Mia figlia Elena era giovane e piena di vita e non può finire così". Mentre si attende che la magistratura faccia chiarezza, da più parti si levano critiche a una pratica, quella della contenzione di pazienti psichiatrici, diffusa in ambito sanitario ma al centro di molte controversie. Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che nell'immediatezza della tragedia aveva annunciato l'intenzione di costituirsi parte offesa nell'inchiesta, aveva sottolineato "la drammaticità della contenzione delle persone nelle istituzioni psichiatriche e delle sue possibili conseguenze".

Chi era Elena, la ragazza morta carbonizzata mentre era legata in ospedale

Dai post pubblicati incessantemente dalla madre emerge tutto il dolore per la perdita dell'amata figlia: "Le nostre giornate erano così. Io e te. Io e te. Non è facile. Sono morta dentro il mio cuore è ferito", scrive in un messaggio la mamma India. Elena era nata a Milano ma aveva anche la cittadinanza brasiliana, nazionalità della madre. Il padre della ragazza, italo-svizzero, è morto nel 2012. Elena è cresciuta in Brasile, a Salvador de Bahia, dove ha studiato. Secondo un amico, intervistato dall'agenzia di stampa Agi, sognava di trasferirsi ad Amsterdam o a Londra per studiare filosofia e dedicarsi alla musica e alla poesia, disciplina per cui era particolarmente portata, tanto da aver vinto anche un premio. Non è chiaro se anche in Brasile avesse mostrato intenti suicidi: di certo, una volta raggiunta la madre in Italia, avrebbe tentato di togliersi la vita in due occasioni l'8 agosto e la mattina del 13 agosto, poche ore prima del rogo in cui ha trovato la morte. "Amata figlia Elena – ha scritto la madre India su Facebook – Oggi io non sono con te ma lo so che tu sei affianco a Gesù lui è con te e ti ama. Quello che io non ti potevo dare adesso ce l'hai. Mi manchi tantissimo, il nostro amore è eterno. Ti amo per sempre".

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