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Opinioni

E adesso Sala (da sindaco di Milano) deve fare di nuovo i conti con Expo

Il Comune di Milano detiene un’importante partecipazione in Arexpo, la società pubblica incaricata di gestire il post Expo. Si parla anche di una possibile fusione tra le due società. Il Sala sindaco potrebbe così trovarsi a fare i conti col Sala amministratore: chissà se risponderà alle tante domande rimaste in sospeso.
A cura di Francesco Loiacono
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Con l'elezione di Beppe Sala a sindaco di Milano il passato recente di mister Expo torna a fare capolino. Come primo cittadino del Comune di Milano, Sala si trova infatti a essere azionista di Arexpo, la società pubblica incaricata di gestire la fase del cosiddetto post Expo. Palazzo Marino detiene il 34,67 per cento del capitale, la stessa quota della Regione: 32.590.000 euro il valore della partecipazione, la più alta. Le altre quote sono divise tra Fondazione Fiera Milano, la città metropolitana di Milano (l'ex provincia) e il comune di Rho (dove il sindaco uscente di centrosinistra Pietro Romano è stato riconfermato).

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Qualcuno, i più ottimisti, potrebbe guardare a questa situazione in chiave positiva: chi meglio dell'ex commissario unico di Expo per gestire il dopo evento? Ma naturalmente l'ottica si può ribaltare: se si pensa ai dubbi sulla gestione di Expo – i dati sull'affluenza non pubblicati nei primi mesi, i problemi ai tornelli, poi le polemiche sul ritardo dei conti ufficiali della manifestazione e quelle sugli stessi numeri del bilancio – ci si può legittimamente interrogare sull'opportunità che sia lo stesso Sala a dover tirare le fila di ciò che è stato Expo 2015, raccogliendo l'eredità del grande evento.

C'è di più: da tempo si parla infatti di un cambiamento della governance di Arexpo, con l'ingresso del governo nella società e la successiva fusione tra Arexpo ed Expo Spa. In questa maniera Sala si potrebbe trovare davvero, da sindaco, a fare i conti col Sala amministratore. Un vero e proprio cortocircuito. Chissà se, almeno in quel caso, si risponderà finalmente da solo alle tante domande che l'Expo ha lasciato in sospeso. A sperarlo, tra gli altri, gli amministratori e i dipendenti delle aziende che ancora attendono di essere pagate da Expo. Almeno quelle che hanno resistito e non sono già fallite.

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