Con l'elezione di Beppe Sala a sindaco di Milano il passato recente di mister Expo torna a fare capolino. Come primo cittadino del Comune di Milano, Sala si trova infatti a essere azionista di Arexpo, la società pubblica incaricata di gestire la fase del cosiddetto post Expo. Palazzo Marino detiene il 34,67 per cento del capitale, la stessa quota della Regione: 32.590.000 euro il valore della partecipazione, la più alta. Le altre quote sono divise tra Fondazione Fiera Milano, la città metropolitana di Milano (l'ex provincia) e il comune di Rho (dove il sindaco uscente di centrosinistra Pietro Romano è stato riconfermato).
Qualcuno, i più ottimisti, potrebbe guardare a questa situazione in chiave positiva: chi meglio dell'ex commissario unico di Expo per gestire il dopo evento? Ma naturalmente l'ottica si può ribaltare: se si pensa ai dubbi sulla gestione di Expo – i dati sull'affluenza non pubblicati nei primi mesi, i problemi ai tornelli, poi le polemiche sul ritardo dei conti ufficiali della manifestazione e quelle sugli stessi numeri del bilancio – ci si può legittimamente interrogare sull'opportunità che sia lo stesso Sala a dover tirare le fila di ciò che è stato Expo 2015, raccogliendo l'eredità del grande evento.
C'è di più: da tempo si parla infatti di un cambiamento della governance di Arexpo, con l'ingresso del governo nella società e la successiva fusione tra Arexpo ed Expo Spa. In questa maniera Sala si potrebbe trovare davvero, da sindaco, a fare i conti col Sala amministratore. Un vero e proprio cortocircuito. Chissà se, almeno in quel caso, si risponderà finalmente da solo alle tante domande che l'Expo ha lasciato in sospeso. A sperarlo, tra gli altri, gli amministratori e i dipendenti delle aziende che ancora attendono di essere pagate da Expo. Almeno quelle che hanno resistito e non sono già fallite.