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Covid 19

“Dio ha mandato il coronavirus per voi lesbiche”: insulti a Erika e Martina, che combattono omofobia

Martina Tammaro ed Erika Mattino sono due ragazze poco più che ventenni che, dopo essere state bersagliate sui social per via di un bacio, hanno creato una pagina Instagram contro l’omofobia. A Fanpage.it hanno denunciato che durante l’emergenza coronavirus l’odio nei loro confronti non si è arrestato, anzi: c’è chi ha scritto che il virus è arrivato per chi è “contro natura” come loro. “Qualcuno diceva che, finita la pandemia, saremmo stati tutti migliori – si sfoga Martina -, ma nemmeno un’emergenza sanitaria del genere cambierà le persone”.
A cura di Francesco Loiacono
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Sono le "ragazze del bacio". Martina Tammaro ed Erika Mattino, due ragazze poco più che ventenni, erano finite al centro delle cronache circa sette mesi fa per gli insulti che aveva scatenato una loro foto sui social network che le ritraeva mentre si baciavano. Dopo essere state a lungo bersagliate da frasi sessiste e omofobe avevano deciso di reagire usando l'arma dell'ironia, come avevano spiegato a Fanpage.it, creando un account su Instagram, "leperledegliomofobi", dove hanno pubblicato tutti gli insulti ricevuti, specialmente quelli più sgrammaticati. "Non possiamo cancellare l’omofobia, però possiamo mostrare al mondo tutta la cattiveria che viene, giorno dopo giorno, rivolta a noi e a tutti gli omosessuali in generale e l’ignoranza della quale gli omofobi si nutrono. E, perché no, possiamo anche riderci su".

La denuncia: L'odio e l'omofobia non si sono fermate in quarantena

In tempo di coronavirus e di quarantena qualcuno avrà pensato che anche gli odiatori e gli omofobi si siano presi una "pausa", riflettendo sul proprio atteggiamento. Purtroppo, però, non è così: "In quarantena, quando tutto si è fermato, l'odio e l'omofobia sono state le uniche cose a persistere", si sfoga Martina a Fanpage.it. Non solo le due ragazze hanno continuato a ricevere insulti, in media una ventina al giorno, ma in alcuni casi c'è chi ha pensato bene di scaricare la propria rabbia per la situazione su di loro, accusandole di essere la causa per cui "Dio ha mandato il coronavirus".

"Ci hanno detto che il coronavirus è arrivato per colpa nostra, che siamo delle lesbiche di me…, che dovremmo lavarci col fuoco, farci curare in psichiatria, stare lontane dai loro figli etero per non farli uscire di strada", dice Martina. Le due ragazze sono andate a denunciare martedì i loro haters, ma su 60 denunce che volevano sporgere solo in due casi si è potuto procedere, perché il resto è stato inquadrato come ingiuria, non più penalmente rilevante dal 2016: "Se esistesse una legge contro l'omobitransfobia, tutto ciò sarebbe stato reato. E sarebbe stato possibile denunciarlo – spiega Martina -. Noi abbiamo dato mandato ad un avvocato, e agiremo per via civile, ma non tutte le persone conoscono o possono permettersi un avvocato".

Qualcuno diceva che finita la pandemia saremmo stati tutti migliori: non è così

Lo sfogo finale di Martina è molto amaro: "Qualcuno diceva che, finita la pandemia, saremmo stati tutti migliori. Ci saremmo ricordati di essere più vicini, più umani, più rispettosi, più uniti. La verità? Nemmeno un'emergenza sanitaria del genere cambierà le persone. E se gli haters, anche quando vivono la morte in modo così vicino, così presente, ogni giorno, riescono a vomitare il peggio odio ed augurare la morte a due estranee che si amano solamente, beh… Che evitino poi di riempire le proprie bacheche con #andratuttobene e #siamofratelli. Perché non ci sentiamo sorelle di questo odio".

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