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Dalle gaffe di Gallera alla “banale influenza” di Fontana: gli errori di comunicazione in Lombardia

Nei mesi di pandemia sono stati tanti gli errori di comunicazione della Lombardia che ha portato alla luce mancanze, a volte scarsa preparazione e un sistema di gestione non sempre all’altezza delle aspettative e delle richieste dei cittadini. Che fosse politica o interna la comunicazione è stata spesso oggetto di attacchi e critiche: dalla sbagliata interpretazione dell’incide di contagio da parte dell’assessore Giulio Gallera alle prime parole del presidente della regione Lombardia Attilio Fontana che a pochi giorni dall’inizio dell’emergenza parlava di una “banale influenza”. Infine il rimpallo di responsabilità sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro: c’è qualcuno che ha sbagliato?
A cura di Chiara Ammendola
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Il presidente della Lombardia Fontana e l'assessore al Welfare Gallera
Il presidente della Lombardia Fontana e l'assessore al Welfare Gallera

La gestione dell'emergenza Coronavirus da parte della regione Lombardia è da settimane al centro di un'attenta analisi non solo politica ma anche giudiziaria: se da un lato è stata creata una commissione d'inchiesta interna al consiglio regionale per fare luce sulle scelte e sull'operato di chi ha dovuto garantire la salvaguardia dei cittadini lombardi, dall'altro ci sono inchieste in procura come quelle sulle Rsa o anche sulla mancata apertura della ormai tristemente nota "zona rossa" ad Alzano Lombardo e Nembro, in provincia di Bergamo. Scelte che di fatto hanno condizionato l'andamento dell'epidemia in Lombardia e che si posizionano in un contesto più ampio che riguarda anche quello della cosiddetta comunicazione politica come analizzato in precedenza anche dal collega Simone Gorla. Conferenze stampa, proclami, comunicazione di contagi e decessi, messaggi Facebook e botta e risposta tra politici: aspetti fondamentali non solo per chi come un giornalista deve raccontare quotidianamente ciò che accade ma anche per tutti quei cittadini che da queste informazioni dipendono nelle loro scelte di vita. Senza tralasciare un altro aspetto importante: la credibilità che le scelte di comunicazione, che le parole hanno per chi agli occhi dei cittadini ricopre il ruolo di loro rappresentante, di guida e di punto di riferimento.

Per infettare me servono due persone infette nello stesso momento

Ed è per questo forse che lontano dalla perfezione l'errore viene sempre poco accettato, e se si guarda al percorso della Lombardia sono stati tanti quei passi falsi che ne hanno condizionato spesso la credibilità: il più eclatante resta forse quello che riguarda l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera che parlando del cosiddetto tasso di contagio del virus, in un momento in cui il valore dell'Rt era stabile in regione allo 0,51 ha spiegato: "Questo vuol dire che per infettare me bisogna trovare due persone nello stesso momento infette: non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me. Quando è a 1 vuol dire che basta che incontri una persona infetta che mi infetto anch'io". Una spiegazione assolutamente sbagliata costata all'assessore una pioggia di critiche nelle quali è stato messo in discussione il suo livello di conoscenza e in alcune occasione anche la sua posizione.

Il messaggio inviato per errore da Ats Milano: possibile positività

Non da meno è l'errore, anche se non in chiave politica, dell'Ats di Milano che per sbaglio lo scorso 26 maggio ha inviato un sms ad alcuni cittadini comunicando loro di essere venuti a contatto con un caso di coronavirus e per questo di auto isolarsi immediatamente. Messaggio che ha mandato nel panico tantissime persone che si sono ritrovate a vivere ore di smarrimento e confusione prima di ricevere comunicazione (e scuse) circa l'errore commesso. Anche in questo caso non sono mancate le critiche di chi ha puntato il dito contro l'inefficienza del sistema che ha gestito e assisti i pazienti Covid positivi e sospetti tali, spesso totalmente nelle mani della medicina di territorio.

Il coronavirus? Poco più di una banale influenza

Senza dimenticare che a inizio emergenza, quattro giorni dopo la scoperta del paziente 1 a Codogno e della presenza del Coronavirus in Italia, il presidente della regione Lombardia ha, in una conferenza stampa, parlato di un virus molto aggressivo nella diffusione, ma molto meno nelle conseguenze: "Fortunatamente è poco più di una normale influenza", le parole di Fontana. Parole che purtroppo si sono rivelate incaute e che sono state smentite nel giro di pochi giorni. In quel periodo, c'è da dire, sono molti i sindaci e gli esponenti politici che speranzosi chiedono la riapertura delle città messe in ginocchio dai primi interventi del governo: basti ricordare il passo falso del sindaco Sala che con indosso la maglietta con la scritta "Milano non si ferma" invocava una veloce ripresa delle normali attività economiche.

Gallera ammette responsabilità su zona rossa ad Alzano e Nembro

In ultimo c'è forse il rimpallo di responsabilità più grave di tutto, quello che riguarda la mancata zona rossa nella Bergamasca della quale né governo né regione Lombardia sembrano volerne avere responsabilità: eppure lo scorso 7 aprile l'assessore Gallera ha ammesso che la regione Lombardia avrebbe potuto istituire la zona rossa tra i comuni di Alzano Lombardo e Nembro. Peccato che fino a quel momento il governatore Attilio Fontana aveva ripetutamente affermato che la sua giunta regionale non avrebbe avuto gli strumenti giuridici per imporre le limitazioni necessarie per fermare la diffusione del virus, addossando ogni responsabilità alla Protezione civile e al governo. Parole che sono giunte come un macigno a chi nella provincia di Bergamo ha perso amici e famigliari, fratelli, genitori e anche figli, ma che perdono di valore se rinnegate poco dopo. Dopotutto il governatore Fontana lo ha detto e continua a ripeterlo: in Lombardia non è stato sbagliato nulla.

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