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Dalla guerra a una nuova vita: oltre 30 famiglie arrivate in Lombardia grazie ai corridoi umanitari

Stefano Pasta e Flaviana Robbiati, volontari della Comunità di Sant’Egidio, hanno spiegato a Fanpage.it cosa sono i corridoi umanitari, il progetto pilota che dal 2016 ha consentito a oltre 2.600 profughi siriani e del Corno d’Africa di arrivare in Italia in tutta sicurezza: “I corridoi umanitari mostrano che esiste l’alternativa al monopolio dell’ingresso di persone in Europa lasciato ai trafficanti, ai morti nel Mediterraneo, alle condizioni disumane dei centri di detenzione in Libia e all’accoglienza ‘ammassata’ nei centri italiani”. Oltre 30 famiglie sono accolte in Lombardia col sistema dell’ospitalità diffusa: tra loro anche la famiglia di Charbel Younanna, il bimbo siriano di sette anni fuggito con i genitori dall’Isis.
A cura di Francesco Loiacono
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L'arrivo a Milano del nonno di Charbel
L'arrivo a Milano del nonno di Charbel

"I corridoi umanitari mostrano che esiste l’alternativa al monopolio dell’ingresso di profughi in Europa lasciato ai trafficanti, ai morti nel Mediterraneo, alle condizioni disumane dei centri di detenzione in Libia e all’accoglienza ‘ammassata' nei centri italiani". Stefano Pasta, volontario della Comunità di Sant'Egidio, spiega così cosa sono quei "canali" che hanno consentito ad oggi a più di 30 famiglie straniere di lasciarsi alle spalle guerra e persecuzioni e poter venire a vivere in Lombardia. La famiglia di Charbel Younanna, bimbo siriano di sette anni che a settembre ha iniziato la scuola a Milano, è una di queste. Gli Younanna (qui la loro storia) sono dovuti fuggire dalla propria città a causa dell'Isis, hanno trovato rifugio in un campo profughi in Libano per quattro anni e poi sono riusciti a ricominciare una nuova vita in Italia. Ad accoglierli hanno trovato alcuni volontari della Comunità di Sant'Egidio con un cartello di benvenuto perché "l'integrazione dura anni, ma le prime ore dell’arrivo fanno la differenza: il bambino e i suoi genitori non scorderanno il cartello di benvenuto, il pupazzo azzurro e una buona cena", aggiunge Stefano.

Il progetto pilota nato dalle grandi tragedie del mare

I corridoi umanitari ideati da Sant'Egidio sono un progetto pilota che dal 2016 ha consentito a oltre 2.600 profughi siriani e del Corno d’Africa di arrivare in Italia in tutta sicurezza. "Le grandi tragedie del mare dell'ottobre 2013 e dell'aprile 2015 hanno fatto interrogare la comunità di Sant'Egidio su quale poteva essere una possibile alternativa a un viaggio così pericoloso – spiega un'altra volontaria della rete di comunità cristiane fondata nel 1968, Flaviana Robbiati -. Si stima che negli ultimi cinque anni, quando è iniziato il grosso flusso migratorio, in mare siano morte 20mila persone e che ci siano state in totale 38mila vittime, includendo quelle che sono morte nelle traversate attraverso il deserto".

E così nel dicembre del 2015 la Comunità di Sant’Egidio, insieme alle Chiese Evangeliche e ai Valdesi, ha firmato un accordo con il governo italiano per permettere l’arrivo – in sicurezza (con voli aerei), in modo legale e più organizzato, a carico economico non dello Stato ma degli enti proponenti – di 2000 profughi siriani e iracheni in Libano. A questi si sono poi aggiunti altri 24 siriani portati da Papa Francesco da Lesbo a Roma e accolti da Sant'Egidio e altri 500 profughi – soprattutto eritrei, oltre a somali, sudsudanesi e yemeniti – che rientrano negli accordi per un secondo corridoio umanitario aperto nel 2017 dall'Etiopia.

Il 40 per cento delle persone arrivate sono minori

"Non sono state fatte leggi nuove per poter aprire i corridoi umanitari, ma è stata utilizzata una legge europea già esistente per tutti i Paesi dell'area Schengen sui visti umanitari – spiega Flaviana Robbiati -. La scelta delle famiglie nei Paesi di partenza viene fatta da Ong locali presenti nei campi profughi: sono Ong in stretto contatto con Sant'Egidio. Vengono scelte quasi esclusivamente situazioni di grande vulnerabilità: anziani, bambini, chi necessita di interventi chirurgici. Il 40 per cento delle persone arrivate sono minori, che arrivano con la famiglia. Non si tratta di minori non accompagnati, non li separiamo dai famigliari: hanno già sofferto abbastanza".

L'ospitalità diffusa e l'amicizia di una comunità

La Comunità di Sant'Egidio e le altre associazioni che si occupano dei corridoi umanitari pensano a tutto: "Ci occupiamo del viaggio e dell'assistenza legale, perché anche se l'ingresso è legale bisogna formalizzare alcune cose perché arrivino ad essere a posto con i documenti. L'ospitalità è diffusa – aggiunge Flaviana -: i profughi vengono ospitati in case che vengono date da privati o ‘amici', come associazioni e parrocchie. In generale forniamo assistenza e sostegno per tutto ciò che è l'inserimento nel contesto italiano: dalla scelta del medico di base alle visite mediche, dall'inserimento scolastico dei minori alle vaccinazioni, dai corsi di italiano per gli adulti alla prospettiva dell'inserimento lavorativo e dell'autonomia. Ma l'aspetto più bello e importante – sottolinea Flaviana – è che siamo da subito amici: siamo persone che accompagnano altre persone in condizione di fragilità con lo spirito di una famiglia".

Le strutture accolgono, ma le comunità integrano

L'idea alla base di questa specifica modalità di accoglienza, è che "le strutture accolgono, ma le comunità integrano. L’accoglienza delle famiglie dei corridoi permette di ricostruire un ‘noi' attorno a chi accoglie da parte delle tante realtà che – con accoglienza diffusa e familiare – scelgono di sostenere e accompagnare una famiglia dei corridoi – afferma Stefano Pasta -. L’accoglienza della Comunità di Sant'Egidio viene offerta direttamente o tramite gruppi, associazioni, singoli, religiosi. Ad oggi l’accoglienza viene fatta in 17 regioni, con 139 attori coinvolti, più di tremila persone coinvolte con noi. Ogni realtà ha una media di 20/25 operatori volontari". Ma i corridoi umanitari non significano solo Italia, anzi, sono un modello "made in Italy" che fa scuola in Europa: "La Comunità di Sant'Egidio ha fatto un corridoio per siriani e iracheni con la Francia, insieme a Fédération protestante de France, Fédération de l’Entraide protestante, Conférence des evêques de France e Secours Catholique-Caritas France. Inoltre 150 siriani sono in Belgio (da Libano e Turchia) e un piccolo gruppo ad Andorra. Auspichiamo che l'Europa e l'Italia rendano sempre più accessibile questa via sicura e legale per chi fugge dai conflitti e dalla persecuzione".

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