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Cosa non deve fare Fabrizio Corona per non tornare di nuovo in carcere

Fabrizio Corona è uscito ieri dal carcere di San Vittore, a Milano, dopo 16 mesi. Ha ottenuto l’affidamento terapeutico: dovrà disintossicarsi dalla cocaina in una struttura di Limbiate. Il giudice ha scritto che è la sua ultima occasione: ecco cosa non deve fare l’ex agente dei vip se non vuole rischiare di tornare nuovamente in carcere.
A cura di Francesco Loiacono
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L'abbraccio tra Fabrizio Corona e Silvia Provvedi all'uscita da San Vittore
L'abbraccio tra Fabrizio Corona e Silvia Provvedi all'uscita da San Vittore
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Un lungo abbraccio con la sua fidanzata Silvia Provvedi ha suggellato il ritorno alla libertà di Fabrizio Corona, che si trovava nel carcere di San Vittore, a Milano, dall'ottobre 2016. L'ex agente dei vip, che il prossimo 29 marzo festeggerà 44 anni, non può però considerarsi del tutto un uomo libero: sulle sue spalle pesa una condanna (per cumulo pene) che terminerà a settembre del 2021. Perché dunque Corona è uscito dal carcere? Perché, dopo il parere favorevole dei vertici del penitenziario, il giudice del tribunale di sorveglianza di Milano, Simone Luerti, gli ha concesso l'affidamento provvisorio e terapeutico. Corona, dipendente dalla cocaina, dovrà disintossicarsi in una comunità di Limbiate, nel Milanese, dove dovrà recarsi dal lunedì al venerdì, mattina e sera. Poi dovrà tornare a dormire nella sua lussuosa casa in via De Cristoforis a Milano, zona corso Como, attualmente sotto sequestro e sulla quale pesa il rischio di confisca, chiesta dalla procura. Il tribunale ha momentaneamente affittato l'abitazione proprio alla fidanzata di Corona, Silvia Provvedi, che dovrà dunque prendersi cura del suo amato – i due potrebbero addirittura sposarsi – in questo periodo cruciale per il suo futuro.

Cosa dovrà evitare Corona per non finire nei guai

Già, perché per Corona questa, come ha scritto il giudice Luerti nel suo provvedimento, è l'ultima occasione. Ultima occasione per dimostrare di essere cambiato, di essere diventato più responsabile. E, per dimostrarlo veramente, dovrà rispettare una serie di divieti, molto rigidi, che il giudice gli ha imposto. Innanzitutto non potrà usare i social network, non potrà diffondere immagini o rilasciare interviste. Per uno come lui, che sullo sfruttamento dell'immagine (sua e degli altri) ci ha costruito una carriera, si tratta forse della restrizione più importante. Ma Corona dovrà anche tenersi lontano dalle serate in discoteca come ospite o testimonial, attività che gli hanno consentito di accumulare grandi ricchezze, alcune delle quali sono finite al centro dell'ultima vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto: quella relativa ai 2,7 milioni di euro che gli sono stati sequestrati, nascosti in parte in un controsoffitto e in parte in una banca austriaca. Nell'elenco dei divieti compaiono anche quello di fare telefonate, a esclusione di quelle rivolte a parenti e avvocati, il divieto di abbandonare il territorio della Lombardia e di frequentare pregiudicati.

I prossimi giorni saranno fondamentali

Il "nuovo" Corona, quello uscito ieri da San Vittore dopo 16 mesi di carcere, è riuscito per il momento a contenersi. Assediato dal prevedibile esercito di cronisti e telecamere, si è limitato a rispondere a bassa voce a una fan, che gli aveva gridato "Sei un mito". "Lo so", ha detto Fabrizio, quasi tra sé e sé, seduto sul sedile del passeggero nell'auto guidata dalla fidanzata. Poi si registra una polemica con un'inviata della trasmissione di Canale 5 "Pomeriggio 5", che ha provocato una piccata replica della conduttrice, Barbara D'Urso. Corona si è poi allontanato in auto: prima tappa, come riporta il quotidiano "Il Giorno", lo studio dell'avvocato Ivano Chiesa, al suo fianco nelle battaglie giudiziarie assieme ai colleghi Luca Sirotti e Antonella Calcaterra. È a lui che ha riferito le sue prime parole fuori dal carcere: è contento di essere uscito ma anche arrabbiato per la fatica, perché ci sono voluti 16 mesi, mentre potevano bastare 16 giorni. Ma alla fatica di condurre una vita diversa Corona dovrà abituarsi, se non vuole ritornare in carcere, questa volta con il serio rischio di rimanervi fino alla fine della sua condanna. I prossimi giorni – una sorta di periodo di prova – saranno fondamentali: il 27 marzo, due giorni prima del suo 44esimo compleanno, i giudici del tribunale di Sorveglianza, in seduta collegiale, discuteranno sulla convalida dell'affidamento terapeutico.

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