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Coniugi uccisi a Brescia, confessano i due asiatici arrestati

I due asiatici arrestati per il duplice omicidio dei coniugi Seramondi, titolari della pizzeria “Da Frank” a Brescia, hanno confessato. Erano concorrenti delle vittime: “Guadagnavano solo loro”. Su Twitter Maroni ha scritto: “A casa loro li avrebbero messi al muro”. Critiche dagli utenti del social network.
A cura di Francesco Loiacono
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I due asiatici arrestati per il duplice omicidio di Franco Seramondi e Giovanna Ferrari, i coniugi uccisi lo scorso martedì mattina a Brescia, hanno confessato: "Una confessione piena", ha detto il procuratore capo di Brescia, Tommaso Buonanno, spiegando che i due, A.M., pakistano 32enne e S.S., indiano 33enne, sarebbero anche gli stessi responsabili dell'agguato di un mese fa ai danni di un dipendente della pizzeria "Da Frank", di cui era titolare Seramondi. I due avrebbero aspettato il momento propizio per l'esecuzione attendendo per due ore, nascosti, in un locale vicino.

Sembra appurato che i due arrestati fossero non solo concorrenti della pizzeria "Da Frank", di cui era titolare Seramondi – "Guadagnava solo lui", avrebbero detto agli inquirenti – ma anche in rapporti economici con le due vittime. Proprio ai due presunti assassini infatti Seramondi aveva ceduto la pizzeria da asporto "Dolce e salato", attiva di fronte al locale delle due vittime fino al fallimento. Potrebbero essere stati dei debiti ancora da saldare, oltre a vecchi rancori dovuti alla concorrenza tra le due attività, a spingere gli arrestati a uccidere i due coniugi. Gli agenti della polizia di Brescia hanno sequestrato il fucile a canne mozze, probabile arma del delitto, e lo scooter utilizzato dai due presunti killer: proprio dalla targa del motorino, immortalata da alcune telecamere di sorveglianza, i poliziotti sono risaliti ai due indiziati del duplice omicidio.

Il killer era comparso in tv dopo aver sparato

A sparare, quattro colpi in tutto, sarebbe stato A.M., il pakistano, proprietario del "Dolce e salato". Circostanza inquietante è che, dopo il duplice omicidio, l'uomo era stato intervistato da una tv locale bresciana, rilasciando dichiarazioni sulla scarsa sicurezza della zona. Il procuratore generale di Brescia, Filippo Maria Dell'Osso, non ritiene chiuso il caso: "Ci sono ancora molte cose da verificare", ha detto. A non convincere appieno gli inquirenti è il movente del duplice delitto, sul quale come affermato anche dal procuratore capo Buonanno saranno fatti ulteriori accertamenti: "Brescia è una realtà complessa dove si verificano purtroppo con una certa ricorrenza fatti gravi e comportamenti che si avvicinano alle modalità di quelli della criminalità organizzata", ha spiegato il magistrato.

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Maroni: "A casa loro li avrebbero messi al muro"

Dopo l'arresto dei presunti killer arriva il commento su Twitter del governatore della Lombardia Roberto Maroni, destinato a suscitare polemiche: "A casa loro li avrebbero messi al muro", ha scritto Maroni, rimarcando le origini asiatiche dei due presunti assassini (un pachistano e un indiano).

Le parole di Maroni, accompagnate dall'hashtag #zeroclemenza, hanno provocato subito molte reazioni sullo stesso social network. Molti utenti hanno rimarcato che le stesse ferree leggi in vigore nei Paesi di provenienza dei due arrestati si applicano anche a chi ruba, con riferimento alle vicende dei diamanti in Tanzania che hanno coinvolto la Lega nord e l'ex tesoriere Belsito. Maroni non è stato comunque l'unico ad accanirsi sulla provenienza dei due presunti killer: anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e il segretario della Lega Matteo Salvini hanno voluto sottolineare con due tweet la nazionalità degli arrestati.

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