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Coniugi uccisi a Brescia, giallo sui contanti trovati in casa delle vittime

Inquirenti ancora al lavoro per individuare il movente alla base del duplice omicidio dei coniugi Seramondi, titolari della pizzeria “Da Frank” di Brescia, nonostante la confessione dei due asiatici arrestati per il duplice omicidio. Si indaga su un’ingente somma di denaro trovata in casa delle vittime.
A cura di Francesco Loiacono
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La "confessione piena" di M.A. e S.S., l'indiano e il pachistano arrestati per il duplice omicidio dello scorso martedì mattina di Franco Seramondi e Giovanna Ferrari, titolari della pizzeria "Da Frank" a Brescia, non basta a considerare chiuso quello che per gli inquirenti bresciani sembra ancora un giallo. "Bisogna lavorare ancora" è quanto affermato dal procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno, nient'affatto convinto dal movente che avrebbe spinto i due asiatici a "giustiziare" i coniugi Seramondi: la concorrenza, anche spietata e sleale, che la pizzeria "Da Frank" faceva al locale del pachistano, il "Dolce e salato", proprio di fronte al primo.

Coniugi uccisi a Brescia, giallo sui contanti trovati in casa

Ad aggiungere mistero nel mistero è anche il ritrovamento di un'ingente somma di denaro in contanti nelle abitazioni dei coniugi Seramondi e dei loro familiari: circa 800mila euro, la cui provenienza non è ancora chiara. Questo elemento, unito alle modalità con cui i due asiatici hanno ucciso i due coniugi, mutuate dalla criminalità organizzata, spingono gli inquirenti verso ulteriori accertamenti per cercare di definire meglio i contorni della sanguinosa vicenda. Nel mirino della squadra mobile e della guardi di finanza ci sono adesso tutti gli affari sia delle vittime sia degli assassini, alla ricerca di qualche elemento chiarificatore.

Ricostruita la dinamica dell'agguato

Non sembrano esserci dubbi invece sulla dinamica dell'agguato: a sparare sarebbe stato il pachistano A.M, 32 anni, con un fucile a canne mozze poi gettato in un fossato e successivamente ritrovato dalla polizia. I due killer hanno agito a volto coperto, arrivando su uno scooter chiesto in prestito e indossando due caschi integrali di cui si sono disfatti. Dalla targa dello scooter e da un'impronta lasciata da uno dei due sulla vetrina della pizzeria gli inquirenti sono risaliti ai due asiatici.

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