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Comunali Milano 2016, parla Stefano Parisi: “Da Salvini a Lupi, sono tutti con me”

Stefano Parisi, candidato sindaco di Milano per il centrodestra, racconta in un’intervista la Milano che ha in mente: “Aperta, globale, libera e creativa”. Le differenze con Sala: “Io ho il sostegno di tutta la coalizione, lui dovrà fare i conti col radicalismo di sinistra e la subalternità a Roma”. Poi apre a Passera: “Siamo amici, spero troveremo un percorso comune”.
A cura di Francesco Loiacono
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Prime parole da candidato sindaco del centrodestra a Milano per Stefano Parisi, manager 59enne nato a Roma, ma dal 1997 a Milano. Parisi, fondatore di Chili Tv, intervistato dal Corriere della sera ha spiegato i motivi che lo hanno portato a sciogliere le riserve e chiarito quale futuro immagina per Milano, città che ha già "servito" come direttore generale di Palazzo Marino sotto l'amministrazione di Gabriele Albertini. Dopo un primo rifiuto a Silvio Berlusconi lo scorso dicembre, Parisi si è convinto a candidarsi per il forte consenso avvertito intorno al suo nome da parte di tutta la coalizione: "Da Salvini a Berlusconi, da Fratelli d’Italia a Maurizio Lupi con Ncd".

Su Passera: "Siamo amici, spero troveremo un percorso comune"

Proprio questo è l'elemento che più degli altri lo differenzia dal suo principale competitor per Palazzo Marino alle prossime Comunali, quel Beppe Sala che ha da poco vinto le primarie di centrosinistra, ma che "dovrà fare i conti con il radicalismo di sinistra e la forte subalternità a Roma". Sul terzo manager in corsa, Corrado Passera, Parisi mostra invece una grande apertura: "Siamo amici e ha fatto un grande lavoro di analisi che deve trovare casa in questa coalizione, spero che troveremo un percorso per lavorare insieme", ha detto al Corsera. Va sottolineato, però, che il primo commento del diretto interessato dopo l'ufficializzazione di Parisi non è stato proprio positivo: "Dopo la sinistra, che ha scelto un candidato inadeguato a governare Milano, anche la destra a trazione fortemente leghista ha scelto, dopo ripetuti rifiuti, il suo candidato – ha scritto Passera sul suo sito -. È chiaro a questo punto che l’unica alternativa per rilanciare veramente Milano è una lista civica autonoma dalla vecchia politica e modernamente liberale, democratica e popolare costruita su programmi ambiziosi e concreti, capaci di far diventare Milano una delle città più dinamiche d’Europa".

"Costruire una Milano aperta, globale, libera e creativa"

Su quali siano i programmi di Parisi, invece, il manager sembra avere le idee chiare e orientate con forza al futuro: "Dobbiamo costruire una Milano aperta, globale, libera e creativa", dice Parisi, che spera con la sua candidatura di "ricostruire una maggioranza moderata, aperta anche al mondo riformista e liberal democratico di questa città" e di combattere il "senso di rassegnazione" nei confronti della politica che molti elettori, specialmente di centrodestra, avvertono ormai dal 2011 (anno in cui Pisapia trionfò contro Letizia Moratti).

Bisognerà a questo punto capire come una città "aperta, globale, libera e creativa" possa sposarsi con un leghismo che, a partire dal tema dei diritti civili ma anche sulla questione dell'immigrazione, sembra piuttosto volersi chiudere alle spinte che provengono dall'esterno. Parisi, però, assicura di avere sull'argomento il pieno consenso della sua maggioranza.

Tra i progetti concreti finora annunciati, quello della digitalizzazione delle banche dati del Comune: "Inaccettabile che ne abbia ancora 130 che non parlano fra di loro". Infine, sul gap di popolarità nei confronti di Sala Parisi fa un'analogia con il suo modello, Gabriele Albertini: "Quando si candidò non lo conosceva nessuno: ma ha vinto, è stato rieletto ed è ancora oggi molto amato dai milanesi".

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