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Comunali Milano 2016, nuove crepe nel centrodestra: Parisi e Salvini divisi sulle unioni civili

Dopo le divisioni sulla moschea e sulla presenza di un candidato di estrema destra nelle liste del Carroccio, Stefano Parisi e Matteo Salvini si scoprono distanti anche sul tema delle unioni civili. Il segretario leghista ha invitato i sindaci del Carroccio alla disobbedienza e non celebrare le unioni, mentre il candidato sindaco a Milano risponde: “Non esiste l’obiezione di coscienza per un sindaco”.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo gli screzi sulla possibile edificazione di una moschea e il "caso" del candidato di estrema destra Stefano Pavesi, un nuovo argomento minaccia l'apparente unità del centrodestra a Milano. Si tratta della legge sulle unioni civili da poco approvata dal Parlamento, che finalmente consente a persone anche dello stesso sesso di regolarizzare la propria unione davanti allo Stato. A celebrare le unioni dovranno essere i sindaci o i pubblici ufficiali dei vari Comuni italiani, ma in quelli amministrati dalla Lega il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha annunciato che verrà messa in atto una sorta di "disobbedienza" legata a motivi di coscienza. Posizione già sposata pubblicamente da alcuni primi cittadini lombardi leghisti, come Fabrizio Turba (sindaco di Canzo, comune di cinquemila abitanti in provincia di Como) e Matteo Bianchi, (sindaco di Morazzone, centro di poco più di quattromila abitanti nel Varesotto).

Parisi: "Non esiste obiezione di coscienza per un sindaco"

Per il candidato sindaco di Milano Stefano Parisi, però, "non esiste l'obiezione di coscienza per un sindaco". E le sue parole aprono una nuova crepa nell'apparente solidità della coalizione di centrodestra, rilanciando uno dei leitmotiv di analisti e soprattutto avversari politici: in caso di vittoria alle elezioni, chi governerà davvero Milano, Parisi o la Lega di Salvini?

Sala: "Da Salvini parole intimidatorie"

È proprio il segretario del Carroccio a esprimersi su quest'ultimo punto. Intervistato da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione "In Mezz'ora", ha detto: "Se Parisi sarà sindaco farà le sue scelte, ma se molti milanesi voteranno la Lega, Parisi dovrà tener conto dei suggerimenti leghisti". Un'affermazione che il candidato di centrosinistra Beppe Sala, secondo i sondaggi il principale competitor di Parisi, legge come una sorta di avvertimento: "Dopo i contrasti su moschea e dialogo interreligioso, oggi (ieri, ndr) sulle unioni civili, Salvini, con tono intimidatorio, ha detto chiaramente a Parisi che se la Lega sarà il primo partito ‘lui dovrà tenerne conto'. Purtroppo diventa sempre più chiaro quello che continuo a dire: il progetto moderato di Parisi è fallito ed affonda giorno per giorno sotto le dichiarazioni incivili e fuori dal tempo di Salvini e della Lega". L'impressione è che, al di là di una unità di intenti professata a parole, i nodi nel centrodestra siano destinati a venire al pettine una volta che, eventualmente, Parisi dovesse trovarsi ad amministrare Milano. A tenere insieme il centrodestra è un pragmatico desiderio di riprendersi Palazzo Marino: venuto meno questo collante, le differenze presenti sono destinate inevitabilmente a esplodere.

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